Arrestati gli sciacalli dell'alluvione

Il giudice: «Non hanno un'occupazione lecita e sono pericolosi»
VICEQUESTORI. Da sinistra Marco Calì e Michela Bochicchio durante la conferenza stampa
VICEQUESTORI. Da sinistra Marco Calì e Michela Bochicchio durante la conferenza stampa
 «Il pericolo di reiterazione di delitti della stessa specie è elevato e concreto, sia per le circostanze e le modalità dei reati commessi, in parte, ai danni di persone in stato di minorata difesa a seguito della calamità naturale che li ha colpiti, sia per le condizioni personali degli indagati, tutti privi di occupazione lecita». Con queste parole il giudice per le indagini preliminari Mariella Fino ha motivato la decisione di firmare un'ordinanza di custodia cautelare per ricettazione (chiesta dal sostituto procuratore Vartan Giacomelli) nei confronti dei tre serbi, fermati da un equipaggio delle Volanti della questura (coordinati dal vicequestore aggiunto Michela Bochicchio) il 17 novembre scorso a Bovolenta (lungo le strade colpite dall'alluvione), e accusati di ricettazione (erano stati trovati in possesso, tra l'altro, di telefonini e macchine fotografiche digitali sporchi di fango).  E' stato dunque un pessimo compleanno quello trascorso da Dragisa Sajn, 63 anni (ha compiuto gli anni il 3 dicembre scorso), finito dietro le sbarre insieme a Jovan Jovanovic, 32 anni e Oliver Jovanovic, 29 anni (i due non sono parenti). I tre sono stati prelevati all'alba dai poliziotti delle Volanti nell'abitazione di Sajn, un alloggio pubblico (di proprietà dell'Ater) in via Duprè 24 (interno di 19), dove gli agenti, sempre il 17 novembre scorso, avevano trovato un'infinità di materiale rubato. Nell'abitazione, durante il blitz, sono stati trovati altri due serbi, uno dei quali è stato portato nel centro di identificazione ed espulsione di Gorizia: si tratta di Ivica Jankov, 32 anni. Kosta Sajn, 36 anni, invece, è stato lasciato nell'appartamento.  Dunque, a tre settimane dal fermo dei tre a Bovolenta è arrivata una decisione esemplare (oltre che inaspettata) da parte del giudice. La dottoressa Fino ha ritenuto le motivazioni del pm Giacomelli «analitiche e aderenti al contenuto del fascicolo». In particolare quando il magistrato riporta che «i tre soggetti sono stati fermati dalla polizia a Bovolenta durante un servizio anti sciacallaggio nelle zone alluvionate all'interno di un furgone dove erano nascosti gli oggetti (...); i tre avevano ancora gli indumenti sporchi di fango e risulta che fossero stati appena allontanati dagli operai di una fabbrica; nell'annotazione della polizia si dà atto che in quella zona vi erano state numerose segnalazioni di tentativi di entrare nelle abitazioni gravemente danneggiate dalla recente calamità».  I tre serbi, portati in questura a metà novembre, si erano giustificati dicendo che gli oggetti trovati erano stati prelevati da un raccoglitore di immondizia, tuttavia, scrive il gip «ciò è inverosimile e indicativo di malafede». Da qui, dunque la decisione di firmare l'ordinanza di custodia cautelare in carcere con l'accusa di ricettazione in concorso.  

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