Assistenti sociali, boom di aggressioni

A volte sono come angeli custodi che portano aiuto e sostegno là dove nessun altro è arrivato. Altre volte sono visti come i cattivi, che applicano senza scrupoli leggi e norme in barba ad affetti e conseguenze. È l’universo degli assistenti sociali, che solo per 5 per cento sono maschi. Un lavoro difficile, ma soprattutto pericoloso. Lo dice l’esito di una indagine svolta sia a livello nazionale che locale: nove assistenti sociali su dieci hanno subìto aggressioni, intimidazioni o minacce. Una situazione grave, alimentata da una parte dalla crisi che ha messo in ginocchio un numero crescente di persone, spesso portate all’esasperazione dalle difficili condizioni in cui si trovano a vivere, dall’altra dall’impoverimento dei servizi sociali legato al taglio delle risorse.
I dati della ricerca promossa dall’Ordine nazionale degli assistenti sociali sono stati presentati ieri mattina a Padova alla presenza del presidente nazionale Gianmario Gazzi e della presidente veneta dell’Ordine Mirella Zambello. «L’assistente sociale» sottolinea Gazzi, «lavora insieme a persone con fragilità che spesso non hanno strumenti per reagire diversi dall’azione, ovvero l’aggressione. Che nella migliore delle ipotesi è la minaccia, nella peggiore - ma purtroppo, frequente - è l’aggressione fisica vera e propria. Le persone che chiedono aiuto e si rivolgono, o vengono messe in contatto, con gli assistenti sociali, chiedono qualcosa, e spesso il “sistema” alimenta aspettative che poi però vengono deluse. Chiedono un aiuto economico e si sentono rispondere che i fondi c’erano ma sono esauriti. Chiedono un posto in una struttura per un familiare malato ma si sentono rispondere che bisogna mettersi in lista d’attesa».
Padova e il Veneto in generale non fanno eccezione. «Su un campione di 51 assistenti sociali intervistati nell’ambito dell’Usl 6 Euganea» conferma Zambello, «solo uno ha riferito di non avere mai ricevuto anche solo una minaccia verbale, il 45% poteva contare dai tre ai cinque episodi e il 37% più di cinque episodi. La contrazione di organico e di servizi rende il nostro lavoro molto più difficile, in un contesto reso più problematico dalla crisi economica: negli ultimi cinque anni la percezione delle aggressioni verbali è aumentata del 60 per cento, del 22 per cento per la violenza fisica».
Gli ambiti più rischiosi per gli assistenti sociali sono l’area minori e famiglie, gli anziani e i consultori. «L’aumento della violenza verso gli assistenti sociali» continua Zambello, «rappresenta un segnale di allarme ed è una sentinella dell’impoverimento dei servizi sociali e del sistema servizi in generale, un processo attivato da tempo secondo la logica del taglio della spesa pubblica. L’aggressività, in questo senso, diventa un indicatore di quanto gli utenti percepiscano come insufficienti le risposte dei servizi». L’Ordine degli assistenti sociali intende proporre a Comuni, Usl e Regione dei protocolli di buone prassi per garantire ai lavoratori una maggiore sicurezza».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova