Dopo dieci anni i laureati padovani guadagnano 30 mila euro

Trentamila euro a dieci anni dalla laura: è lo stipendio medio dei laureati padovani, che si piazzano, secondo la Confederazione italiana della piccola e media industria (Confapi), «sopra la media nazionale, ma lontano dal podio». Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha incrociato i dati del Censis con lo studio di Job Pricing relativo al valore del titolo di studio nel mercato del lavoro, ricavando così una classifica che vede l’ateneo patavino al quattordicesimo posto. L’indagine ha coinvolto 40 università italiane private e pubbliche, verificando il livello retributivo medio nei primi dieci anni di attività lavorativa (tra i 24 e i 34 anni). I laureati più ricchi risultano quelli della Bocconi di Milano (con un stipendio lordo annuo di 34.637 euro), seguono quelli del Politecnico di Milano (32.936 euro), dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (32.048 euro) e della Luiss Guido Carli (31.184 euro). Il Bo, che per la didattica si conferma al secondo posto in Italia tra i "mega atenei" (secondo solo all’Alma Mater di Bologna, dati del Censis), scivola qui al 14esimo. Campeggia però nella fascia più alta delle università pubbliche: con 30.015 euro l’anno si piazza sotto Pavia (30.064) e sopra Trento (29.999). Fanalino di coda sono infine le università di Messina e Cagliari, con una retribuzione media inferiore a 27.500 euro. Lo studio ha poi analizzato l’andamento della retribuzione nel corso della carriera: sul lungo periodo Padova risale di due posizioni: i suoi laureati arrivano ad una retribuzione media di 40.836 euro nella classe 35-44 anni e di 52.171 euro fra i 45 e i 54, con un incremento del 74%. Anche in quest’ambito le università private si mantengono ai primi posti, ma la Luiss soffia il primato alla Bocconi: i laureati dell’ateneo romano toccano il +101% a cinquant’anni d’età, raddoppiando rispetto al primo stipendio. I bocconiani presentano una crescita media comunque consistente (+98%), così come anche i laureati della Cattolica (+63%). «Una delle caratteristiche peculiari del tessuto imprenditoriale veneto» commenta Davide D’Onofrio, direttore di Confapi Padova «è quella di essere legato ad aziende a conduzione familiare prima che manageriale. Un modello che è da sempre uno dei punti di forza delle imprese del territorio, ma, al contempo, è anche un limite, perché i mercati internazionali impongono standard a cui le imprese devono adeguarsi. Una delle sfide più importanti è proprio quella di investire nel capitale umano e valorizzare figure qualificate - come sono potenzialmente quelle che escono dalla nostra università - per trarne un vantaggio competitivo. Forte di questa consapevolezza» prosegue D’Onofrio, «Confapi sta investendo per la creazione di un centro per la diffusione della cultura manageriale fra le imprese del territorio. A riguardo, si è appena conclusa la prima fase del Master in management dei processi di innovazione sostenibile, che ripartirà a settembre con nuovi percorsi formativi».
Silvia Quaranta
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