«Ero lucidissima mentre guidavo»

La deposizione di Fiorenza Benetton al Gip che la interrogava sull’incidente mortale. «Ho preso solo le solite pastiglie»
Di Carlo Bellotto
BELLUCO ABITAZIONE INVESTITRICE GIULIA SPINELLO ARSEGO
BELLUCO ABITAZIONE INVESTITRICE GIULIA SPINELLO ARSEGO

SAN GIORGIO DELLE PERTICHE. «Ero lucida, stavo bene. Non ero assolutamente confusa. Ho sentito quel colpo sullo specchietto, credevo fosse un ramo e ho guidato fino a casa per vedere se si era danneggiato». Emergono nuovi particolari sull’interrogatorio reso da Fiorenza Benetton, 63 anni il prossimo 27 agosto, di fronte al Gip Cristina Cavaggion. «Quelli che avevo assunto non erano farmaci per la chemioterapia, ma curano la mia depressione, sono seguita da una psicoterapeuta del Parco dei Tigli di Teolo. La sera prima dell’incidente avevo assunto i farmaci Dalmadorm e Seraquel. Né la dottoressa Pessa, né il medico di base, Ometto, mi avevano detto che non potevo guidare. Quella mattina mi sentivo bene, non ho accusato malori o stati di torpore, sono stata a fare la spesa e dalla parrucchiera».

La donna ha raccontato che il suo stato depressivo è sorto nel 2011 in seguito a un intervento di mastectomia. Il giudice ha deciso di confermare l’applicazione dei domiciliari nel reparto Psichiatrico dell’ospedale di Camposampiero e, una volta dimessa, nella sua abitazione. Sono in corso delle indagini sanitarie per accertare se la donna avesse assunto i due farmaci anche la mattina dell’incidente. Il gip vuole evitare, anche per questo la conferma degli arresti, che la Benetton possa guidare, anche altre auto oltre alla Jeep Grand Cherokee che è sequestrata: c’è insomma il pericolo di reiterazione del reato. Ora il pubblico ministero Benedetto Roberti accerterà se i medici hanno segnalato o meno alla Commissione patenti della Prefettura che la donna assumeva farmaci contenenti delle Benzodiazepine.

Nell’ordinanza il giudice muove delle accuse precise alla donna in merito all’incidente che ha causato la morte di Giulia Spinello, avvenuto tra le 11.30 e le 11.40 del 31 maggio scorso. «Alla guida della Jeep, in stato di alterazione psicofisica, superando il limite di velocità dei 70 chilometri all’ora investiva frontalmente il pedone Giulia Spinelli, che camminava lungo il ciglio stradale. In seguito al violento impatto la carrozzeria del Suv si deformava, formando sul profilo superiore del parafango uno sperone che agganciava la mano destra della Spinello, così facendo ruotare di circa 90 gradi, in senso orario la persona offesa, facendo proiettare il capo contro il montante, lato passeggero del parabrezza e trascinando il corpo della ragazza per 3,6 chilometri». Viene pure contestata l’omissione di soccorso. Nell’ordinanza si fa riferimento alla chiamata al 112 di un automobilista, Faustino Gazzola che aveva notato il fuoristrada «che stava trascinando un corpo umano con le gambe che raspavano l’asfalto». «Quando i carabinieri sono giunti sul posto, hanno seguito una scia ematica, arrivando nel passo carraio dell’abitazione della Benetton dove si erano radunate già alcune persone» prosegue l’ordinanza «lungo la fiancata della Jeep, all’altezza della ruota anteriore destra, giaceva il corpo esanime della ragazza, che si presentava nudo dalla cinta in giù, i carabinieri hanno trovato successivamente i pantaloni della giovane, maciullati, lungo la strada. La sua mano destra era agganciata per la camicia a mo’ di uncino a uno sperone della carrozzeria, adiacente al gruppo ottico».

L’autopsia sul corpo della ragazza, effettuata ieri pomeriggio, svelerà se Giulia sia morta subito nell’impatto o in un momento successivo, lungo la strada che dal luogo dell’incidente porta all’abitazione dell’automobilista. Sarebbe stata un’agonia terribile, che stringe il cuore.

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