Il Presepe di Roma è padovano
Mauro Marcato ricrea la Natività in piazza Navona

Qui sopra Mauro Marcato. Risiede a Curtarolo, è sposato, ha due figli e quest’hobby in cui è diventato un maestro indiscusso A sinistra uno scorcio del presepe approntato in piazza Navona a Roma con le statue di Marcato
Allestire il celebre presepe in piazza Navona, a Roma? Un sogno di molti artisti italiani. Tanti pensano che la miglior produzione presepistica sia appannaggio dei napoletani o delle famose scuole meridionali, che vantano una lunga tradizione in merito, ma ciò non risponde a verità. Lo dimostra il fatto che quest'anno il padovano Mauro Marcato è stato scelto a fornire la statuaria del presepe romano.
Una bella soddisfazione, maestro?
«Rappresenta non un punto di arrivo ma di partenza per il lavoro da me svolto nel settore, in oltre trent'anni. Un impegno che, da pretto volontariato, finalmente assurge a riconoscimento per opere che possono essere classificate vera arte, anche se minore. Non mi è mai interessato guadagnare con questo hobby, perché la mia attività è rivolta al ferro battuto, ma finalmente potrò entrare nell'Olimpo dei presepisti italiani. Mi è infatti stato chiesto dall'"Associazione Amici del Presepe" che, al termine del periodo natalizio, le mie statue vengano ospitate nell'esposizione permanente di via Tor dei Conti, a Roma, dove ha sede l'associazione». Mauro Marcato, cinquantaseienne, residente a Curtarolo, sposato e papà di due figli, è diplomato al "Selvatico" nella sezione "oreficeria e metalli", allievo dei maestri Pinton, Babetto e Pavan. Da subito ha cominciato a lavorare il ferro e ora produce materiale artistico. L'amore per il presepe è sempre stato presente nel suo cuore, fino a farlo divenire il «miglior produttore italiano di animali e di statue», come l'ha definito Alberto Finizio, il presidente dell'Associazione romana.
Come mai i romani le hanno chiesto la realizzazione di statue, a lei che non pubblicizza i suoi lavori?
«Alberto Finizio - dice Mauro - stava visitando i presepi del trevigiano, quando è stato invitato da un mio amico a fare una capatina a Pieve di Curtarolo, dove ogni anno allestiamo, in équipe, un presepe. Favorevolmente impressionato, subito mi ha chiesto la confezione dei personaggi di una "Natività" da collocare in Piazza Navona. Ho accettato, senza chiedere alcun compenso». Mauro Marcato ha cominciato a far presepi a sedici anni, vincendo diversi concorsi parrocchiali e diocesani. Nel contempo ha frequentato i gruppi che allestiscono presepi di grande formato. Suoi interventi hanno avuto luogo nella parrocchia del Sacro Cuore di Padova, poi ha lavorato per dieci anni al presepe di Sant'Anna Morosina e da oltre quindici anni è impegnato in quello di Pieve di Curtarolo, dove si occupa della parte artistica, della scenografia e nella produzione di statue: una realizzazione tra le più belle nel Veneto.
Quale è il processo di lavorazione?
«Fino a pochi anni fa usavo il "das". Nelle statue c'erano tre fasi di costruzione. Il telaio veniva preparato con fili di ferro; per le parti anatomiche, escluse le braccia e il viso, usavo carta arrotolata e pressata e per la testa le braccia e i piedi ricorrevo al das. Poi dipingevo con colori a olio e altre tecniche per rendere il colore lucido o opaco. Tale lavorazione era però costosa e richiedeva molto tempo. Ora modello tutto in creta, che faccio cuocere da un amico ceramista, poi vesto le statue con stoffa e le dipingo con colori acrilici, capaci di maggior brillantezza e minor tempo nell'asciugarsi. Per produrre una statua, alta 50 centimetri, impiego dalle 15 alle 20 ore».
Lei è famoso per le statue che riproducono personaggi reali e per gli animali.
«Nel presepe di Pieve di Curtarolo ho presentato sempre nuove figure ogni anno: dalla "vecchietta" che ha le fattezze di nonna Rosa, la più anziana del paese, al "pastorello" che riproduce l'immagine di mio figlio, alla Madonna che allatta il Bambino che ha le sembianze della più bella ragazza del paese e ad altri ancora, come papa Giovanni Paolo II e monsignor Antonio Mattiazzo».
Quest'ultimo sembra non aver accettato la scultura.
«L'immagine del vescovo padovano è realizzata mentre accarezza a una nera pecorella. Quando è venuto in visita a Pieve sapeva già tutto, ma non ha voluto vedere il presepe, ragion per cui ho eliminato quella statua, temendo si fosse offeso. Non avevo alcuna intenzione polemica nei suoi confronti, anzi volevo evidenziare la sua disponibilità all'ecumenismo».
Ha richieste sul mercato?
«Nel Veneto mi conoscono in molti e ho delle commesse, che evado in parte, non potendo trascurare il lavoro. Fino a qualche anno fa chiedevo solo il rimborso delle spese. Ora ho stabilito un prezzo che tenga conto delle ore impegnate. Mi chiedono soprattutto la realizzazione di personaggi reali, che riesco a plasmare facendo ricorso a diverse loro foto. Mie realizzazioni sono state esposte nell'Arena di Verona, a Rovigo e in tante altre città».
Perché fa presepi?
«E' un qualcosa che sento dentro. Soprattutto per trasmettere il messaggio di amore e fratellanza che ha ispirato san Francesco nel creare il presepe di Greccio. Quello che conta è la semplicità, la scena della Natività è il fulcro, il resto è contorno. In quello di Pieve ho presentato l'incontro tra due diverse culture e religioni, riproducendo due ragazzi, un ebreo e un musulmano che si abbracciano, ognuno recando un frutto, il fico e il melograno, che simboleggiano, nei loro molti semi, la diversità e l'unità dei popoli».
A Roma cosa ha inviato?
«Tredici statue in tutto: la Madonna, seduta sulla mangiatoia col Bimbo in braccio, poi Giuseppe che si sporge in avanti mettendo a freno l'entusiasmo del bue che vuole ficcare il muso su Gesù. Inoltre ci sono l'asino, sei pecore, un pastore, vestito alla veneta, intabarrato, che ha un agnello sotto il braccio e una massaia col grembiule, recante in dono un gallo».
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