IL RACCONTO / Clark Kent ovvero essere sieropositivi

Il racconto di Enrico Bertelli, noto barista di Padova, in occasione del Primo Dicembre, giornata mondiale per la lotta all’Aids

PADOVA. Alla fine, a pensarci bene è meglio stare con un positivo o proprio esserlo così ti sei tolto un pensiero e se inizi coi farmaci ti negativizzi pure, perché, a guardar bene, tra periodi finestra e rapporti a rischio uno non sa mai che pesci pigliare. E come la vogliamo mettere con le corna? Tipo la moglie di Francesco, e come lei in Italia ce n’è una botta - una botta e via - si è ritrovata con un virus di troppo tra lei e il marito e va tu a spiegare alle amiche che la tr... mica era lei. Intanto muori e tutte a bisbigliare poi al funerale che le maldicenze sono ben peggio del Sarcoma di Kàposi, ve lo dico per esperienza.

C’è un artista che mette gli squali e anche le vacche in formaldeide, dentro dei cubi di vetro e li spacca a metà e tu ci passi in mezzo, come dal macellaio, solo che non puzzano quei cadaveri e tu ti godi la scena dell’intestino rosso e bianco diviso come da un laser, con gli ossi e tutto. Ecco, K., quando entra in un bar adesso gli sembra di stare dentro una teca, che tutti possono guardarci dentro, è una teca invisibile, solo percepita. E quando si bacia con qualcuno e questo qualcuno non sa che lui è sieropositivo, perché non glielo dice prima - insomma prima di quando? - la bocca si allarga contro il vetro e solo sfiora l’altra, ma in verità quei due corpi sono divisi, come quando facciamo gli stupidi contro una finestra e dall’altra parte tutti ridono, ma qui non c’è proprio niente da ridere. Lui bacia con gli occhi aperti, che è una cosa che non si fa, e intanto pensa “cazzo, sono sieropositivo”.

Una notte è rimasto alzato a vedersi un film che ci stanno gli alieni che si impossessano del corpo degli umani e gli umani diventano come lobotomizzati e si lasciano guidare da queste entità, ma da fuori tu li diresti in tutto e per tutto normali e invece non lo sono. Gli sembra di avere un corpo nuovo, un ultracorpo, ma è una sensazione che non gli piace neanche un po’. È come se Clark Kent avesse sempre la calzamaglia azzurra sotto i pantaloni e non potesse mai spogliarsi, neanche nell’intimità.

Enrico Maria Bertelli, da «Come il mare in un bicchiere»

*Enrico Bertelli, barista di Padova, nel luglio 2011 è stato messo agli arresti domiciliari per possesso di sostanze stupefacenti. Ha pagato il suo debito con la giustizia e dalla sua esperienza ha ricavato un romanzo «Come il mare in un bicchiere», in attesa di pubblicazione.

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