Maschio a processo per truffa aggravata

CAMPODARSEGO. Il processo è stato fissato per l’1 aprile davanti al tribunale di Padova. Sul banco degli imputati avrebbe dovuto sedere anche Egidio Maschio, il patron della Maschio Gaspardo che, il 24 giugno scorso, si è tolto la vita. La sua posizione è stata stralciata “per morte del reo”, come annota il freddo linguaggio tecnico della macchina giudiziaria. Ma il processo resta in piedi per i coimputati accusati di concorso in truffa aggravata per aver cagionato alla parte offesa un danno patrimoniale di rilevante gravità. Si tratta del figlio di Egidio Maschio, l’imprenditore Mirco Maschio, 39enne oggi presidente della Maschio Gaspardo, qui nella veste di legale rappresentante e socio al 25% di Contarini srl; del consulente contabile della Contarini titolare dello studio Gamma Consulting, Arturo Valentini, 69 anni, di Vigonza; della commercialista Silvia Cimolin, 44enne di Borso del Grappa titolare dell’omonimo studio a Montebelluna (Treviso); e di Nicola Doria, 44, di Curtarolo, all’epoca dei fatti dipendente della società Bravo srl facente capo alla famiglia Maschio.
L’inchiesta nasce da una denuncia presentata alla Guardia di Finanza di Cittadella dai fondatori e soci de “La Sfinge Veneta” P.L. e A.M, che gestivano il ristorante “Boschiera” di Piazzola sul Brenta (difesi dall’avvocato castellano Regina Pierobon). Secondo la pubblica accusa, la truffa sarebbe avvenuta in quanto, attraverso una serie di operazioni, gli imputati avrebbero indotto in errore i due, non restituendo loro gli arredi di un ristorante-albergo in costruzione per un valore di 524.044,08 euro.
I fatti: nel 1992 P.C. e A.M. fondano la Sfinge Veneta e prendono in gestione il ristorante “Boschiera” che registra un volume d’affari in costante crescita (nel 2001 è di 1.916.471.000 di vecchie lire). Nel 2002 è devastante l’effetto dell’euro: il fatturato si dimezza e si riduce ancor più in seguito alla crisi dal 2009 in poi fino a toccare i 97.168 euro nel 2013. Tuttavia quando gli affari vanno a gonfie vele, P.C. e A.M. decidono di creare la società Cairo Veneta srl per edificare un ristorante albergo. È il 2002 e stipulano un primo contratto di locazione finanziaria immobiliare con Banca Agrileasing spa tramite il Credito Cooperativo dell’Alta Padovana per 2.557.607 euro, da saldare con 180 canoni mensili.
Tra il 16 settembre 2009 e il 25 dicembre 2010 il contratto è integrato tanto che il prezzo d’acquisto del terreno sale a 6.432.000 mila euro e viene spalmato, quanto al rimborso, in 216 mesi con canoni da 29.778 euro mensili e un maxicanone di 30.632 euro. A un patto: i canoni di locazione finanziaria decorrono una volta ultimato l’immobile, nel frattempo scattano solo i “canoni di prelocazione” (interessi che compensano quanto anticipato da Agrileasing per il saldo degli stati di avanzamento dei lavori. Servono ancora soldi e il 31 marzo 2009 Cairo stipula un nuovo contratto di leasing con Iccrea banca Impresa (ex Agrileasing) per 2.781.000 euro con una durata di 240 mesi. Ma si dà anche da fare per acquistare gli arredi destinati al complesso usando i fondi sociali. Il danaro non basta: nel 2010 mancano l’area parcheggio e gli allacciamenti. Il Credito Cooperativo dell’Alta, però, nega un nuovo canale di finanziamento a Cairo di fronte alle difficoltà finanziarie della società.
La soluzione? Un accordo con l’imprenditore Egidio Maschio che, con il figlio Mirco (insieme detengono il 75% del capitale sociale) fondano Boschiera srl il 20 marzo 2012 che poi cambia denominazione in Contarini srl. E quest’ultima ottiene un contratto di leasing da Iccrea per 6.300.000 euro. In Contarini srl solo il 5% è in mano alla figlia e al fratello di P.C. e A.M., mentre Valentini è il contabile. A maggio entra nella società pure Andrea Maschio, l’altro figlio di Egidio che propone a P.C. e A.M. un aumento del capitale sociale. I due non ce la fanno e cedono le loro quote. Quote che, redistribuite, portano il complesso risto-alberghiero quasi completato (prima in capo a Cairo Veneta), nelle mani della famiglia Maschio. E gli arredi acquistati da Cairo per 524.044,08 euro? Secondo i due ristoratori-imprenditori rimasti a mani vuote non c’entravano con i contratti di leasing. Ma la reclamata restituzione non avviene. Egidio Maschio si sarebbe giustificato dicendo di essere in possesso di una fattura del 21 dicembre 2012 (rilasciata da Cairo) per 107.759 euro con causale cessione attrezzature. Fattura registrata nelle scritture contabili di Contarini srl e con beneficiario La Sfinge. Per i due querelanti «quella fattura, mai mostrata a noi nonostante ripetute richieste, non è mai stata autorizzata dalla nostra società».
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