Niente nuovi centri commerciali, stop al piano in via San Crispino

PADOVA. L’amministrazione risponde picche a due imprese che chiedono di realizzare due medie strutture di vendita non alimentari nell’area Pt4, quella che si trova tra via dell’Elettronica, via Longhin, via San Crispino e via della Croce Rossa. Si conferma dunque il no a nuovi centri commerciali nel territorio comunale: nessuna variante al piano urbanistico.
Nell’area dunque resterà valida l’attuale previsione: si possono realizzare solo edifici destinati a uffici, negozi di vicinato e esercizi pubblici. Nonostante le aziende abbiano già realizzato le opere di urbanizzazione, cioè le strade, i parcheggi e un distributore di benzina.
Nell’agosto dello scorso anno è arrivata a Palazzo Moroni la richiesta di variante presentata dalle due ditte al lavoro nell’area: la Direzionale Est srl e la Nostra Domus Costruzioni srl, che nel 2008 hanno acquistato l’area proprio da Palazzo Moroni. L’idea iniziale era quello di realizzare il grande «Centro San Crispino» con un grattacielo direzionale da 15 piani.
Poi però la “virata” con la richiesta a Palazzo Moroni di poter costruire due medie strutture di vendita.
Secco il no dell’amministrazione, in cui la delega all’urbanistica è saldamente nelle mani del primo cittadino Massimo Bitonci. La giunta nella proposta delle due imprese non ha visto «nessun interesse pubblico» e inoltre il fatto di realizzare due megastore in un unico edificio presenta un «impatto volumetrico non coerente con il contesto urbanistico». C’è anche il rischio che le due medie strutture di vendita possano essere in futuro unificate in un unico grande negozio, così come avvenuto alcuni anni fa con il «Media World» in via Venezia.
Insomma l’indicazione politice dell’amministrazione è quella di « evitare di autorizzare situazioni che potrebbero indurre ad individuare aggregazioni commerciali esistenti riconducibili a parco commerciale». Niente nuovi centri commerciali, insomma. E senza deroghe.
Alcune settimane fa i tecnici comunali avevano già “suggerito” alle due ditte di modificare il progetto in modo da non arrivare al diniego. Ma le imprese hanno risposto sostenendo la conformità del piano rispetto alla normativa.
La questione adesso potrebbe trasferirsi nelle aule giudiziarie. Il “gran rifiuto” dell’amministrazione potrà essere impugnato di fronte al Tar, ma questo potrebbe portare a una situazione di stallo in attesa della decisione dei giudici.
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