Riciclaggio a Miami, resta in cella la contabile del gruppo di Sartori

Il gip conferma l’arresto per Elisabetta Mirti, mente dell’operazione e degli investimenti americani Intercettata, si vanta di aver finto di essere lì in vacanza. Sartori e Bullo latitanti. E c’era una talpa
Di Cristina Genesin
March 1999, Miami, Florida, USA --- Shoreline Condominiums near Brickell Avenue --- Image by © Tony Arruza/CORBIS
March 1999, Miami, Florida, USA --- Shoreline Condominiums near Brickell Avenue --- Image by © Tony Arruza/CORBIS

PIOVE DI SACCO. Resta in carcere Elisabetta Mirti, la contabile quarantenne di Torino, finita dietro le sbarre per concorso in associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di danaro sporco. Lo ha deciso il gip Cristina Cavaggion, respingendo la richiesta di alleggerimento della misura. Secondo il giudice ci sono gravi indizi a carico della ragioniera: sarebbe lei l’architetto della complessa trama contabile-finanziaria messa in piedi dal sodalizio criminale capeggiato dall’ex gioielliere di Arzergrande Ivone Sartori. Di più. Mirti ben conosceva tutti i traffici illeciti di Sartori, la raccolta di danaro di provenienza illegale (dall’evasione fiscale e all’usura) e il trasferimento di quel flusso in investimenti immobiliari a Miami a beneficio di chi aveva deciso di portare i propri “risparmi in nero” oltreoceano, al riparo dal fisco.

Le intercettazioni. Il 28 dicembre 2013, in occasione dell’ennesimo viaggio in Florida, Sartori chiede lumi a Mirti al telefono: «L’unico dubbio grande che mi è rimasto... sul bigliettino dell’aereo metto business o metto vacanza?. Mirti: «Se fai business ti fermano». Sartori: «Lo so. Se metto business mi fermano, però se metto vacanza e ho tutti i documenti dietro..., dopo faccio la figura del bugiardo e loro (il riferimento è alla polizia statunitense negli aeroporti) diventano matti co’ ste robe qua del bugiardo». Mirti: «Io metterei la verità: business perché tu vai a svolgere la tua attività... (Poi ci ripensa). Chiamo Marina (Marina Barturen, avvocato di Miami e amica di Mirti)».

Finta prenotazione al Delano. La sera del 29 dicembre Sartori richiama Mirti. Lei: «Ho chiamato Marina... Mi ha detto che devi mettere la verità... Se metti vacanza e poi ti fermano, si incazzano perché hai mentito». Sartori: «Ma sai io volevo mettere vacanze, Elli, e dopo dire “Sì sono in vacanza però faccio anche...”». Mirti: «No, lei mi ha detto... mette vacanze e mette che lui fa i primi due giorni... che è venuto a festeggiare capodanno... e poi nel frattempo dà un’occhiata generale». Sartori: «Esatto, ho pensato anch’io mettere holiday, dirgli che sono venuto a passare il capodanno... Che ho casa mia e che dopo do un’occhiata ai miei lavori e poi vado a fare un attimo le vacanze». Mirti: «Sì penso che sta in piedi... Quindi dici “Ascolta io sono venuto per vedere come van le cose, intanto festeggiavo il capodanno, il biglietto l’avevo già comprato diversi mesi fa, sei o quattro mesi fa”». E ancora Mirti: «Ma sei preoccupato maestro?». Sartori: «No, Elli, mi sto convincendo che passo». Mirti: «Guarda maestro, non è mai capitato... L’Esta ce l’hai valido (dal 12 gennaio 2009, è obbligatorio ottenere l'autorizzazione Esta per viaggiare in Usa senza visto), se succede qualsiasi cosa, fai chiamare Isaac (Benmergui, avvocato di Miami). Poi c’è la prenotazione al Delano (lussuoso hotel di Miami Beach)». E ride: «Ho simulato la prenotazione con tutte le mail perché fosse credibile».

I latitanti e la talpa. Intanto da ieri sono stati dichiarati latitanti sia Sartori che Alberto Bullo, 41 anni di Chioggia, entrambi negli Usa: a carico del primo c’è il carcere, per il secondo gli arresti domiciliari. Nel frattempo il pm Laura Cameli della procura di Venezia ha chiuso l’inchiesta nei confronti dell’appuntato Michele Scioli del Nucleo di polizia tributaria delle Fiamme Gialle padovane, indagato per rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e per accesso abusivo nella banca dati delle forze dell’ordine (reati di competenza della procura del distretto, cioè del capoluogo di regione)). Era lui la “talpa” di Sartori: il militare informava l’ex gioielliere sull’andamento dell’indagine nel corso di telefonate, tutte intercettate.

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