Spopolano le sigarette elettroniche

Un vero boom. Uno di quei business a crescita esponenziale, fino a che dura, e chi ci si è buttato adesso brinda al proprio naso e alla fortuna. Sono le e-cigarette, le sigarette elettroniche che dopo qualche anno di lento tam tam e faticoso ingresso nel mercato, adesso sono esplose. Ogni punto vendita, in città, sotto Natale ne ha vendute a centinaia, a migliaia confessa un titolare. Il che significa che pochi tra i fumatori padovani sono sfuggiti al pacchetto dono con dentro cilindretto metallico colorato, batteria, bottiglina di essenza, ricariche varie. Poi succede che di tanto in tanto, come in questi giorni, i mass media danno una sventagliata di informazioni, non allarmistiche ma quasi, sulle sigarette elettroniche. Frutto di studi e titubanze del ministero. «C’è forse qualcuno che pensa che le lobbies del tabacco stiano a guardare, senza fare nulla? Gli abbiamo preso il 20 per cento del mercato. E la percentuale sale. Di tutto cercano di fare, pilotando informazioni, pagando ricerche...»: a parlare, imbufalito visto che è un diretto interessato, è Francesco Rizzo; ha 26 anni, e in società con il coetaneo Filippo Barile e Alvise Benini, 25 anni, nel giro di sei mesi ha aperto in franchising con la Smooke, prima un punto vendita in via Soncin che il pomeriggio è affollato come una panetteria all’ora di punta e poi, due mesi fa, uno in via Facciolati.
A Padova e Cintura, di negozi dedicati che sempre in franchising vendono sigarette elettroniche, ce n’è una decina, tutti aperti nell’ultimo anno: tra le marche ci sono Puff Store, E-Smokers, Nosmoke e Smooke, che garantiscono almeno nei manuali di istruzioni e nelle appassionate parole dei titolari, la totale assenza di controindicazioni, anche minime. Insomma, stando a chi le vende, pur se appena un po' di parte, trattasi dell'invenzione del secolo: un vizio in piena regola senza guai collaterali. Certo, è un altro modo di fumare, senza i riti che accompagnano gli incalliti: l'accensione, la cenere, la consunzione, la brace, quanto ancora mi resta, la spengo adesso o ci sta un altro tiro, la confortante gestualità e i relativi "tic" che animano la mano con sigaretta. Ma è comunque un modo "appagante”, boccate aromatizzate con o senza nicotina (che senza combustione non fa male o poco, comunque niente in confronto a una sigaretta, dicono) che ti danno il botto in gola. Insomma, è vapore ma pare di fare una tirata vera. È approdato al fumo elettronico passando per il poker, il giovane Francesco, che ha fatto l’Accademia di cinema a Roma, scrive sceneggiatura, ha girato corti, e pure ha lavorato per il Poker World Tour europeo, tornei itineranti: «Gestivo l’immagine del Tour, e stavo lì durante le gare: i giocatori, che nei casinò non potevano più fumare vero tabacco, fumavano tutti sigarette elettroniche. E anch’io ho cominciato». Gli è così piaciuto, che ne ha fatto un lavoro. Che, a giudicare da come gli brillano gli occhi, gli regala soddisfazioni e incassi a cascata. «Su 100 clienti, ritornano in 60: e se ritornano, vuol dire che usano le sigarette elettroniche e vengono a prendere le ricariche. I ragazzini che le comperano sono tantissimi, ma con loro funziona meno, è più un gioco che passa». Invece quelli che transitano dal tabacco al vapore, hanno in media 35-40 anni, in egual misura uomini e donne. «Mi vengono a ringraziare, gente che fumava due pacchetti al giorno e si è convertita alle sigarette elettroniche», racconta Francesco. Un kit costa dai 35 ai 100 euro e, per un fumatore da 20 sigarette al giorno, il costo mensile del vizio scende da 120 euro ai 20 delle ricariche.
Chissà se a Zeno Cosini sarebbe bastata una boccata di vapore a placare la coscienza. Magari sì.
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