Stava partecipando ad un’immersione professore padovano annega nel Garda
Embolia o infarto le ipotesi del decesso di Enzo Fontana, ma aveva il volto insanguinato: 55 anni, viveva a Selvazzano. Era insegnante al Marconi

PADOVA.
Quando l’hanno visto riemergere, immobile, con il volto violaceo rivolto verso il cielo terso di una fredda domenica di dicembre, era già tardi. Enzo Giovanni Fontana, 55 anni, insegnante di Elettrotecnica e Elettronica all’istituto tecnico Marconi di Padova, è morto durante un’immersione sulle acque del lago di Garda a Torri del Benaco.

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l’allarme
Mancavano pochi minuti a mezzogiorno quando è stato notato sul pelo dell’acqua, davanti allo Yachting Club di Torri. Se n’è accorta una ragazza del posto, Silvia Vedovelli, che lavora proprio allo Yachting Club. «Ho dato subito l’allarme al 118 ma con i miei amici siamo scattati a bordo del gommone per soccorrerlo, a circa 250 metri dalla costa».
il racconto
«Galleggiava con il viso rivolto verso il cielo», ha raccontato Cristian Holzmeier, un altro testimone «e aveva il volto insanguinato, sia sotto la maschera che all’esterno. Gli abbiamo dato subito ossigeno, iniziando la rianimazione cardiopolmonare direttamente sul gommone, prima ancora di farlo scendere sul pontile. Abbiamo capito da subito che era messo molto male, perché era tutto violaceo in volto e non si riprendeva».
soccorsi inutili
Nel frattempo il 118 ha inviato sul posto ambulanza e eliambulanza. Anche i sanitari di Trentino Emergenza hanno protratto la rianimazione per oltre 40 minuti ma ormai, per il professore padovano, non c’era più nulla da fare. Ciò che è successo nelle acque del lago di Garda lo dovranno stabilire carabinieri e vigili urbani di Torri.
Dalla prima impressione avuta dai soccorritori pare possa essersi trattato di un infarto o forse anche di un’embolia. Certamente di un malore improvviso per il cinquantacinquenne, nonostante il fisico allenato. Ci sono però alcune stranezze che gli investigatori stanno provando a chiarire. Innanzitutto il sangue sul volto, poi il modo in cui il corpo è affiorato: con la faccia rivolta verso l’alto.

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l’esperto
Nicola Grazioli, istruttore di subacquea dello Yachting Club, esperto in immersioni tecniche, pone l’accento su un altro aspetto: «Bisognerebbe immergersi solo con la barca di appoggio quando si fanno immersioni come queste. Mentre una decina d’anni fa questo veniva imposto dalla legge, ora questa accortezza non viene più rispettata. I subacquei poi, a volte anche quelli più esperti, dimenticano che il lago è infido e non hanno cognizione dei propri limiti. Per questo succedono spesso le tragedie».
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