Caos Portello: gang e coltelli davanti ai kebab
Il gestore del Pizza’n Love: «Sono siriano ma non voglio stranieri nel mio bar»

PORTELLO. Il kebab della discordia. Non sono solo i padovanissimi residenti del Portello a lamentarsi per il degrado e gli spacciatori. Nedal Zaialnun, 39 anni, siriano, è esasperato dalle continue minacce ricevute dai nordafricani del rione, primo tra tutti il concorrente e dirimpettaio. «Sono il primo ad essere razzista. Qui dentro voglio solo italiani, perché gli stranieri mi stanno rovinando l’esistenza». Parola di Nedal. Siamo in via del Portello, all’angolo con via Ognissanti, dove da nemmeno un anno sono presenti due fast food, lo «Street Food» e il «Pizza’n Love».
La guerra va avanti da mesi ma l’altro giorno è culminata nella scazzottata tra i due gestori. Mohamed Dawaini, marocchino, è finito in ospedale dopo essere stato colpito con un pugno in faccia Nedal Zaialnun. «Ma non sono io il cattivo - sottolinea il siriano - continuo a ricevere minacce di ogni genere. Tunisini e marocchini si piazzano davanti al mio negozio e mi minacciano con i coltelli. Dicono che sono una spia della polizia. L’altro giorno, quando ho aggredito con un pugno il gestore del Pizza’n Love, l’ho fatto solo per difesa. Poco prima, proprio lui, mi aveva scaraventato contro una bicicletta. A quel punto ho perso la pazienza».
Lo Street Food ha aperto i battenti ad agosto 2008. La proprietaria sulla carta è Lucia Crema, ma il siriano è più di un dipendente. Verso ottobre di quello stesso anno è spuntato anche Pizza’n Love. «I fili della corrente elettrica che alimentava il suo negozio passavano attraverso il mio - racconta Nedal - per agevolarlo abbiamo fatto finta di nulla per un breve periodo, pregandolo di porre rimedio.
Poi è venuto un tecnico dell’Enel e ha tagliato i fili. Ma quella era una situazione da sanare. Non l’abbiamo fatto per eliminare il concorrente. Anzi, direi che è lui che vuole eliminarci. Spesso mi trovo circondato da malintenzionati legati a lui e al suo locale. Perché mentre il nostro fast food è frequentato solo da studenti italiani, il suo è un punto di ritrovo per marocchini e tunisini. Bisogna porre rimedio a questa situazione».
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