Dal prete diffamato alla “stipendiopoli”: guai giudiziari per Bitonci

Chiesto il giudizio per gli attacchi contro il prete Dino Cinel. E c'è anche il caso delle retribuzioni dei dirigenti al Comune di Cittadella
20080429 - ROMA - POL - CAMERA: INIZIATA PRIMA SEDUTA DELLA XVI LEGISLATURA. Massimo Bitonci della Lega Nord posa per una foto prima di entrare alla Camera dei Deputati per i lavori della prima seduta della XVI legislatura, questa mattina a Roma. ..ANSA/MASSIMO PERCOSSI/DRN
20080429 - ROMA - POL - CAMERA: INIZIATA PRIMA SEDUTA DELLA XVI LEGISLATURA. Massimo Bitonci della Lega Nord posa per una foto prima di entrare alla Camera dei Deputati per i lavori della prima seduta della XVI legislatura, questa mattina a Roma. ..ANSA/MASSIMO PERCOSSI/DRN

CITTADELLA. A furia di ordinanze anti-sbandati, anti-pipì sui muri, anti-papiri di laurea, anti-cacche di cane, l'ex sindaco di Cittadella e senatore della Lega Massino Bitonci è “sbandato” su un presunto caso di pedofilia.

La richiesta di rinvio a giudizio. Nei giorni scorsi, infatti, il pubblico ministero padovano Roberto D'Angelo ha chiesto il rinvio a giudizio per l'ex sindaco. L'accusa è di diffamazione dopo la negazione della residenza a Dino Cinel. Si tratta del prete originario di Rossano Veneto (Vicenza) che, dopo alcuni anni di apostolato negli Stati Uniti, nel luglio 2010 aveva chiesto di tornare a risiedere nella sua abitazione in stradella della Mura Rotta, nel centro storico della città murata. «Per il suo passato questa persona non è gradita a Cittadella, io uno così a casa mia non lo voglio», urlò dai quotidiani locali il sindaco Bitonci che all'epoca ricopriva anche il ruolo di deputato per il Carroccio. «Uno dei rari casi di sindaco in Italia a mantenere le deleghe di ufficiale d'anagrafe», sottolinea nella sua denuncia-querela l'avvocato di Cinel, Massimo Pieressa. L'allora sindaco Massimo Bitonci aveva negato la residenza al sacerdote, nonché docente universitario, in base a un articolo pubblicato su “Vanity Fair” nel 1991. Il pezzo si riferiva a uno scandalo pedopornografico risalente agli anni 1980-1986 e avvenuto negli States. «Nell'unico processo a carico di Cinel risalente al 1993 egli si dichiarò “Not guilty” (non colpevole) e la giuria americana lo dichiarò “Not guilty”», si legge ancora nella querela presentata dal legale di Cinel. Il pm D'Angelo ha chiesto, dunque, il rinvio a giudizio per l'ex sindaco, l'udienza preliminare è fissata per il 16 gennaio prossimo davanti al Gup del Tribunale di Padova. Il pm contesta a Bitonci anche le aggravanti «per l'attribuzione di fatti determinati, usando il mezzo della stampa, nei confronti di un'autorità costituita». Cinel ha annunciato di volersi costituire parte civile già nell'udienza preliminare. Ma i guai per Bitonci non sono finiti.

Le accuse dell'ex dirigente. Alla Procura di Padova, lo scorso luglio, è stato depositato un esposto contro l'ex sindaco Bitonci, che nel frattempo ha cambiato scranno romano: dalla Camera dei deputati è passato al Senato della Repubblica. L'esposto è firmato da un ex dirigente del Comune di Cittadella che chiede al pubblico ministero di valutare se vi siano gli estremi per ipotizzare la sussistenza di due pesantissimi reati: estorsione e violenza privata. L'accusa dell'ex dirigente non riguarda soltanto Bitonci, ma chiama in causa anche l'attuale sindaco di Cittadella, Giuseppe Pan, pure lui leghista. I fatti risalgono al giugno 2012.

Lo stesso ex dirigente ha citato Bitonci davanti al giudice civile riferendo «di una serie di atti persecutori posti in atto dall'ex sindaco». E presenta un conto di 78 mila euro per l'«ingiusto danno» subito. Il processo civile è già stato incardinato al Tribunale di Cittadella, ma dopo la recente chiusura del palazzo di giustizia cittadellese, il contenzioso è stato trasferito a Padova. Prossima udienza a gennaio.

La stipendiopoli. Infine l'ultimo fronte, quello relativo all'indagine della Corte dei conti che ha messo in mora il Comune di Cittadella per «indebite attribuzioni di aumenti alla retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti in servizio».

Finora il vice procuratore della Corte dei conti veneta, Alberto Mingarelli, lo scorso 28 gennaio, ha chiesto al segretario comunale di «procedere all'esatto calcolo degli aumenti di retribuzione derivanti dalle delibere 330/2003 e 483/2006 e di costituire in mora i componenti presenti delle due sedute di giunta ovvero il segretario comunale verbalizzante, il funzionario responsabile del servizio che ha dato parere favorevole, il responsabile della ragioneria, i componenti del Collegio dei revisori, nonché i dirigenti beneficiari degli emolumenti». Ventuno persone in tutto, almeno 170 mila euro la cifra che il Comune deve farsi restituire. L'ex sindaco Bitonci non era presente alle due giunte che hanno deliberato sulla materia e finite nel mirino della procura della Corte dei Conti. Ha presieduto, invece, l'ultima giunta del suo mandato, il 7 maggio 2012. In quella sede si deliberò anche sui premi “al personale a tempo indeterminato con la qualifica di dirigente”. Nei giorni scorsi proprio quella delibera, la 125, è stata annullata in via di autotutela dalla giunta presieduta da Pan in quanto priva “dei presupposti di legittimità”. La giunta ha inoltre stabilito di «quantificare l'esatto ammontare delle somme indebitamente percepite» dall'ex segretario comunale Orso e dai due dirigenti rimasti in servizio dal maggio 2012 ad oggi. Le indagini della procura contabile non sono ancora concluse.

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