Il nuovo piano casa in Veneto: ampliamenti all’80%

Via libera in commissione, tra una settimana il sì definitivo. Cinque anni di durata, neutralizzati i poteri dei comuni
20090909 - ANDORA (IMPERIA) - FIN - EDILIZIA: ANCE, VIA A CANTIERI O RISCHIO 250 MILA POSTI. Una foto d'archivio di un cantiere edile. ANSA/LUCA ZENNARO/DC
20090909 - ANDORA (IMPERIA) - FIN - EDILIZIA: ANCE, VIA A CANTIERI O RISCHIO 250 MILA POSTI. Una foto d'archivio di un cantiere edile. ANSA/LUCA ZENNARO/DC

VENEZIA. Via libera al Piano Casa 3 del Veneto. Il progetto di legge - approvato nel pomeriggio dalla commissione urbanistica del Consiglio regionale - aggiorna ed estende gli ampliamenti straordinari in vigore ormai da quattro anni che hanno consentito, ad oggi, oltre 62 mila interventi edilizi. Le novità principali riguardano il tempo di applicazione, esteso da 2 a 5 anni; l’introduzione di un bonus minimo per tutti pari a 150 metri cubi; l’agevolazione delle procedure di demolizione ricostruzione; gli incentivi alla messa in sicurezza dei fabbricati in zone a rischio idraulico e sismico, nonché alla rimozione delle barriere architettoniche; ancora: il premio al risparmio energetico; il sostegno all’insediamento di attività commerciali nei centri urbani e - last but non least - la sottrazione di ogni competenza in materia ai sindaci, accusati dalla giunta di aver svolto «un’azione burocratica frenante». Il Piano si applica all’intero patrimonio edilizio - unica eccezione gli edifici sottoposti a vincolo nei centri storici - ma al momento esclude i conviventi (di ogni genere) dall’ esenzione del 60% sugli oneri di costruzione. La questione, sollevata dal Pd e condivisa dal capogruppo del Pdl Dario Bond, sarà riesaminata in aula, in sede di conversione in legge: «Non vogliamo discriminare nessuno», commenta l’assessore al territorio Marino Zorzato «ma è necessario trovare una formulazione tecnica capace di coniugare il diritto di proprietà e l’estensione dei benefici. Ci impegniamo in questo senso».

Zorzato rivendica il successo dell’iniziativa - «Ha permesso investimenti per 2 miliardi e mezzo di euro senza ulteriore consumo del suolo, anzi riqualificando l’esistente» - e punta a tradurla in una normativa stabile e definitiva. Ingenti, si diceva, le deroghe previste: la media degli interventi compiuti finora si aggira intorno ai 160 metri cubi ma l’ampliamento massimo consentito a chi scommette sulle fonti energetiche rinnovabili può toccare l’80%.

Tant’è. La commissione, presieduta dal leghista Andrea Bassi, ha approvato il testo grazie ai voti favorevoli della maggioranza (Lega e pidiellini) e di due oppositori: Stefano Peraro dell’Udc - «Molte mie proposte sono state recepite, a cominciare dalla rimozione dei manufatti in amianto» - e Diego Bottacin di Scelta civica.Contrario Pierangelo Pettenò di Sinistra veneta («Se la legge è così valida perché non l’hanno resa ordinaria anziché procedere a colpi di deroga?») mentre il gruppo del Pd, con Bruno Pigozzo e Franco Bonfante, ha motivato il suo no con argomenti di metodo e di merito: «È stata negata ogni autonomia decisionale ai sindaci, soprattutto per quanto riguarda i centri storici. La legge prevede un abbattimento degli oneri di costruzione a carico dei cittadini, che condividiamo, ma la Regione non compenserà i Comuni dei mancati introiti conseguenti perciò questi ultimi si ritroveranno con minori risorse e maggiori incombenze legate all’espansione edilizia»; altro punto critico, la percentuale degli aumenti di cubatura autorizzati: «Troppo cemento, si è esagerato, sia nella dimensione che nella durata delle deroghe, che in qualche caso sfiorano il raddoppio dell’esistente. Oltretutto, in alcune aree la distanza di rispetto delle nuove costruzioni scende da 5 a 3 metri, con prevedibili problemi tra confinanti».

La rotta, però, è già tracciata. Il 30 novembre scadranno gli effetti del Piano 2: così, per evitare vuoti normativi, tra una settimana il testo licenziato dai commissari sarà discusso dall’assemblea di palazzo Ferro-Fini e diventerà legge.

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