Le Pirelli del Veneto comprate dai cinesi

I capitali della Repubblica popolare controllano 25 industrie della nostra regione. Quasi 900 le attività produttive partecipate da stranieri con 70 mila dipendenti

PADOVA. L’ultimo ad approdare nel Veneto è stato il Wanbao Group, sede a Guangzhou, nel sud del paese, che ha comprato dopo un anno e mezzo di trattativa la Acc di Mel, nel Bellunese, leader nel settore dei compressori per frigoriferi. Ma prima del signor Zhou Qianding, patron di un gruppo da diecimila dipendenti, sono stati altri ad arrivare in Veneto. Tutti industriali le cui dimensioni non sono paragonabili alla scala di media impresa del Nordest.

Tra i primi ad arrivare il gruppo Haier di Qingdao, uno dei colossi mondiali dell’elettrodomestico, quotato a Hong Kong, e da 17,8 miliardi di dollari: ha comprato nel 2003 la ex Meneghetti di Campodoro, nel Padovano, e poco dopo anche un’azienda di condizionatori domestici a Revine Lago, nel Trevigiano.

Ma quanti sono i capitali industriali cinesi nel Veneto? E, soprattutto, per quale ragione sono approdati nella nostra regione: con quali premesse, con quali risultati, secondo quale prospettiva. Generalmente si tratta di acquisizioni di aziende italiane molto radicate e leader nel proprio settore. Nel caso di Acc si è trattato di un salvataggio industriale «pilotato» funzionale al gruppo cinese a gettare le proprie basi sul mercato europeo. Ma in tutti i casi si tratta di aziende fortemente caratterizzate dal punto di vista della qualità del prodotto e ben posizionate sul mercato che, per ragioni diverse, hanno fatto gola agli investitori cinesi del settore.

Secondo un’elaborazione dell’ufficio studi Unioncamere (su dati Invitalia-R&P) per il nostro giornale, al primo gennaio 2014 le imprese industriali controllate da capitali cinesi nel Veneto sono 25, con un balzo significativo rispetto al 2009, quando erano diciassette. Complessivamente, l’occupazione diretta di queste aziende è pari a 757 unità, per un fatturato complessivo pari a 191 milioni di euro. La Cina non è naturalmente il primo paese investitore nelle aziende industriali del Veneto: prima del gigante asiatico, altri nove paesi hanno maggiori interessi finanziari nelle aziende venete. I capitali tedeschi, ad esempio, sono presenti in 253 imprese venete, investitori americani in 110, francesi in 96. I capitalisti cinesi precedono tuttavia i colleghi giapponesi, che sono presenti nel capitale di 22 imprese nel Veneto.

Il Veneto è inoltre la quarta regione italiana per destinazione degli investimenti esteri con 858 imprese a partecipazione estera (7,8% sul totale in Italia) e 69.512 dipendenti (6,8% sul totale in Italia). Verona (245 imprese), Padova (207) e Vicenza (165) sono le principali province destinatarie degli investimenti esteri (72% del totale).

Quali sono le imprese a controllo cinese, dunque?

Nel Padovano la Haier Appliances Italia produce frigoriferi combinati per la grande distribuzione (40 mila pezzi l’anno) nello stabilimento di Campodoro, 110 addetti e ricavi per 20 milioni di euro. Alla stessa multinazionale fa riferimento a Revine Lago, nel Trevigiano, la divisione condizionatori domestici, con una quarantina di addetti.

Sempre nel Trevigiano esistono altre due realtà controllate dai cinesi: la Dualplast di San Vendemiano, venti addetti per circa nove milioni di euro di ricavi, attiva nel settore dello stampaggio etichettatura dei grandi gruppi del tessile (Benetton, Diesel, Ovs); e la Yuanda Italia, aperta nel settembre 2011, che progetta e sviluppa grandi commesse per vetrofacciate (sta realizzando la Torre Hadid a Milano destinata a diventare la nuova sede di Generali).

Nel Veneziano c’è, a Santa Maria di Sala, il quartier generale italiano della Star Automation Europe, che fa riferimento alla multinazionale Star Seiki Co. Ltd, la più grande azienda mondiale nella produzione di robot e automazioni per il processo di stampaggio.

Complessivamente, dunque, gli investimenti industriali cinesi nel Veneto ci sono e crescono grazie anno dopo anno. Ci sono soprattutto nel settore della meccanica specializzata. I veneti che stabilimente lavorano per i capitali cinesi sono quasi ottocento, senza contare l’indotto di queste imprese, calcolando il quale si superano certamente le mille unità.

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