Marchi-de Vido, c’è la firma e Finint adesso volta pagina

Accordo raggiunto: niente annuncio ma gli ex soci hanno dato via libera agli avvocati Verso l’Opa su Save con i fondi InfraVia e Deutsche Bank. E Atlantia resta al palo
Di Roberta Paolini

VENEZIA. Su Finint la firma dell’accordo c’è già. Ieri si attendeva la comunicazione ufficiale, poi in serata si è deciso di rimandare. Ma la definizione del divorzio tra Andrea de Vido e Enrico Marchi ormai è al traguardo. Quello che manca sarebbero i dettagli sull’operazione al piano di sotto, cioè sulla controllata Save. E gli avvocati sono al lavoro, dopo Marchi e de Vido hanno dato via libera all’accordo definitivo.

Dopo 37 anni di sodalizio si chiude dunque la stagione dei due ex ragazzi d’oro della Finanziaria Internazionale di Conegliano. La crepe tra i due, diventata l’insanabile frattura di oggi, un problema di soldi. Quelli che Veneto Banca ha chiesto a de Vido, circa 80 milioni di euro, su operazioni andate male sulla PopEtruria, una delle quattro banche andate in risoluzione nel 2015. Il 50% di de Vido verrà valorizzato circa 120 milioni di euro, 100 cash e la parte restante in immobili. Marchi recupererà il capitale necessario per liquidare il socio, scendendo sotto la maggioranza relativa di Save. Dalla vendita della partecipazione nello scalo verranno recuperate le risorse per pagare de Vido, mentre il rimanente verrà reinvestito nel nuovo assetto proprietario.

Con il cambio della struttura sociale in Finint scatteranno immediatamente le conseguenze sul piano sotto. Il principale investimento proprietario della finanziaria di Conegliano è, infatti, il concessionario della scalo della Laguna. Secondo le indiscrezioni circolate non appena chiuderà il riassetto in Finint partirà quello in Save. In quanto secondo la normativa sui titoli quotati si configura un cambio di controllo, quindi non appena perfezionato l’accordo partirà l’obbligo di opa.

La struttura dell’operazione, che non è stata confermata, vedrebbe come capofila degli istituti di credito, UniCredit. Piazza Gae Aulenti, insieme ad altri tra cui Intesa, monterebbe un debito di circa 890 milioni sulla bidco (società offerente) che lancerà l’Opa. Il veicolo vedrà come azionisti sia lo stesso Marchi, attuale presidente di Save, che i fondi InfraVia e un fondo di Deutsche Bank.

Marchi quindi rispetto all’attuale peso nell’azionariato di Save vedrebbe diluirsi la sua posizione dal circa 33% di oggi al 12% alla fine dell’operazione. Per il momento queste percentuali non sono state confermate, ma resta praticamente una certezza che il capitale dell’aeroporto di Venezia passerà per la sua maggioranza in mani straniere. Marchi terrà la governance, secondo le indiscrezioni circolate, l’accordo dovrebbe essere di una durata tra i 3 e i 5 anni. Al termine di questo periodo Marchi avrebbe facoltà di riacquistare le quote. Anche se la forte leva applicata sulla bidco rende difficile pensare di poter ripagare il debito in tempi così brevi.

Sullo sfondo resta la posizione di Atlantia, che è entrata nel capitale nell’autunno del 2016, rilevando la quota in mano al fondo Amber. Si trattava di circa il 21,3% del capitale, arrotondato a inizio 2016 di un altro 0,8%, con l’acquisto di parte della partecipazione di Fondazione Venezia. Sembra difficile che a questo punto i Benetton decidano di rilanciare. Anche se nulla è ancora detto. D’altra parte il progetto industriale di Ponzano è molto differente rispetto a quello disegnato da Marchi in questi anni. Il finanziere punta infatti a realizzare il grande polo aeroportuale del Nordest, mettendo a sistema Venezia e Treviso con il Catullo di Verona. Mentre per i Benetton il business dei cieli è visto come sviluppo internazionale. In tal senso va infatti l’acquisto della maggioranza dello scalo di Nizza e lo studio di nuovi dossier internazionali che sono da un po’ sul tavolo di Ponzano.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova