Fuga da Venezia: case, scuole e sanità a rischio con il calo costante di residenti

Una ricerca Iuav certifica l’allarme. Due terzi delle famiglie hanno un solo componente, un terzo degli abitanti ha più di 65 anni. Politica e sindaci dibattono sul caso tasse e affitti brevi. Quale il futuro di una città invasa dai turisti e abbandonata dai suoi abitanti?

Maria Ducoli
Venezia, i residenti sono in continuo calo e i servizi a rischio
Venezia, i residenti sono in continuo calo e i servizi a rischio

Cosa succede a una città che perde metà dei suoi abitanti in poco più di quarant'anni? E qual è l'effetto del turismo di massa, esploso negli ultimi vent'anni, in un contesto così delicato? Il rischio più concreto, sotto gli occhi di tutti, è la scomparsa dei servizi essenziali.

Abitazioni civili, negozi di vicinato, ambulatori medici, scuole e uffici pubblici lasciano spazio a case che si trasformano in locazioni turistiche, attività commerciali e ristoranti rivolti ai turisti, uffici che diventano sedi espositive. A indagare sulle possibili conseguenze dello spopolamento di Venezia è una ricerca dello Iuav, coordinata dalla docente di urbanistica Elena Ostanel e compilata dall’assegnista Alessia Zabatino. Una ricerca che sarà pubblicata tra pochi giorni sulla rivista scientifica Asur. Al centro, il futuro della città, dei suoi servizi e della comunità stessa.

Sempre meno residenti

Un futuro che oggi si misura, letteralmente, con due display luminosi: uno, nella vetrina della farmacia Morelli di Campo San Bortolo, segna il numero dei residenti del centro storico, l’altro, nella libreria Marco Polo di campo Santa Margherita, indica quanti sono i posti letto per turisti.

Il primo scende ogni giorno, il secondo cresce. Erano 47.813 i residenti in centro storico al 17 ottobre, 51.679 i posti letto per turisti al 22 ottobre. Lo spartiacque è stato il 2023, quando per la prima volta i posti per visitatori hanno superato gli abitanti. Un sorpasso simbolico, ma spietatamente reale.

Meno bambini, più anziani

Non solo la popolazione residente diminuisce, inevitabilmente cambia anche la sua conformazione. Stando ai dati elaborati dallo Iuav, oggi il 32% dei veneziani ha più di 65 anni, mentre i bambini sotto i 15 anni sono appena l’8%. Questo significa che anche i servizi devono essere rimodulati e ripensati, con un crescente bisogno socio-assistenziale per la popolazione anziana, dettato anche dai cambiamenti delle famiglie.

Due famiglie su tre - il 65% - sono con un unico componente: single o molto più spesso vedove. Diminuiscono i nuclei allargati, in cui tradizionalmente ci si prendeva cura delle persone più fragili.

Turismo record, case vuote

Il report dello Iuav sottolinea come, negli ultimi dieci anni, gli arrivi turistici nella Venezia insulare siano aumentati del 46%, mentre le strutture extralberghiere sono cresciute del 224%. Non solo: secondo l’Osservatorio Ocio, quattro abitazioni su dieci non sono occupate da residenti. L’edilizia popolare non basta: nel 2023 solo il 12% degli aventi diritto a una casa popolare ne ha ottenuta una; tra il 2023 e il 2024 la quota è scesa al 3%.

Un’emergenza che spinge anche i lavoratori dei servizi pubblici — insegnanti, infermieri, medici — a rinunciare a Venezia, come hanno denunciato i sindacati, che nel 2024 hanno spinto il Prefetto ad aprire un tavolo sul tema.

La sanità che arretra

La crisi dei residenti non si misura solo in numeri, ma anche in servizi che si ritirano. Nel 2025 il Movimento per la difesa della sanità pubblica veneziana ha convocato un’assemblea in via Garibaldi. Sulle lenzuola appese alle inferriate si leggeva: «Svuotano Venezia, ci svendono la salute».

Dagli ospedali chiusi alle isole senza Pronto soccorso, fino alla carenza di medici di base e pediatri, la sanità lagunare soffre di un isolamento che somiglia a quello delle aree montane. Eppure, Venezia non è considerata “area disagiata”, quindi non può usufruire degli incentivi previsti per i territori difficili.

L’ospedale Civile, salvato nel 2019 dal declassamento, resta l’unico presidio completo. Ma i residenti chiedono di più: trasporti rapidi verso i punti d’emergenza, incentivi ai medici, e il riconoscimento ufficiale della condizione di insularità. A questo tema sono dedicati gli investimenti - a dire il vero cospicui - per ammodernare le strutture sanitarie veneziane: l'Usl ha messo nell'ospedale Civile 62 milioni di euro. Un investimento, tuttavia, che si scontra con la drammatica carenza di medici e con la difficoltà a trattenere i professionisti nella città lagunare.

Scuola in bilico, infanzia in fuga

La denatalità e la migrazione dei giovani hanno già trasformato la mappa scolastica. Dal 2012 gli istituti comprensivi della città d’acqua sono passati da otto a cinque. Molte scuole resistono grazie a deroghe ministeriali o all’impegno di dirigenti, genitori e del Comune. «Chiudere una scuola», hanno sottolineato le presidi del centro storico e delle isole, «non significa solo perdere un servizio, ma spegnere un presidio di comunità». 

Metropoli turistiche e affitti brevi: «Più tasse, bene così»

Da Milano a Roma passando per Firenze, i sindaci di tre grandi città si schierano a favore dell'aumento delle tasse per gli affitti brevi.

«Io vado contro corrente, a me non dispiace che vengano tassati di più rispetto ad adesso perché un'eccessiva diffusione porta un danno alla città» sottolinea il primo cittadino di Milano Giuseppe Sala che parla di «30mila appartamenti che non vanno in affitto a lungo termine, magari per studenti e famiglie». «Non si tratta di fare la guerra - precisa - ma Airbnb ha fatto utili astronomici in pochi anni. La politica deve cercare di governare questo fenomeno perché è nell'interesse dei cittadini».

Sulla stessa scia il sindaco di Roma Roberto Gualtieri che la considera «una misura di buon senso perché, soprattutto nelle grandi città, la crescita di questo fenomeno incide sull'equilibrio del mercato immobiliare». «Mi auguro - aggiunge - che per i potenziali maggiori introiti si pensi all'emergenza abitativa e a sostenere le politiche per la casa, un problema che riguarda milioni di famiglie e che richiede un impegno concreto da parte delle istituzioni centrali».

A favore anche la sindaca di Firenze. «E' un provvedimento sensato, che va nella direzione, giusta, di garantire un'equità di trattamento tra chi opera nel turismo» afferma Sara Funaro.

«Ricordo però - prosegue - che nelle nostre città c'è un grande tema da affrontare, che è quello dell'emergenza abitativa e non vediamo risposte su questo fronte. Sarebbe utile e importante che le risorse derivanti da questo aumento venissero investite per le politiche abitative e per dare risposte ai cittadini»".

Fuori dal coro, invece, la voce dell'assessore comunale al bilancio del Comune di Venezia e coordinatore cittadino di Forza Italia, Michele Zuin. «Sia come amministrazione sia personalmente, noi non la troviamo assolutamente giusta - sostiene - toccare la casa per noi è sempre stata una cosa che non va fatta. Si è parlato per anni della sinistra e delle patrimoniali, non vorremmo trovarci come centrodestra ad andare a toccare la casa. Tra l'altro tassando tutti, cioè anche quelli che hanno una sola abitazione che molte volte la usano semplicemente per avere un reddito».

A Venezia, ricorda l'assessore, l'amministrazione aveva fatto una cosa diversa, cioè proposto un regolamento che impegnasse chi aveva un appartamento da dare in locazione turistica a fare una serie di cose simili a quelle di un'attività ricettiva vera e propria, per esempio il check-in di persona. Ma alla fine il regolamento è finito su un binario morto, con il sindaco Luigi Brugnaro che ha ammesso l’impossibilità di arrivare all’approvazione, anche perché la legislatura sta per chiudersi. Il tema è stato quindi rinviato alla prossima amministrazione, destinata ad insediarsi prima della prossima estate.

Le norme del regolamento erano criticate da più parti, segno che a Venezia il tema tocca diversi interessi. «La mia idea era di riuscire, assieme ai proprietari e in consiglio, a stabilizzare un reddito e una qualità, eliminando una serie di problemi, però se questa cosa deve prendere una strada da campagna elettorale, meglio sia fatta dalla prossima giunta. Io suggerisco che si faccia studiando insieme ai portatori d'interesse le cose da fare» ha detto il sindaco.

Le regole avrebbero obbligato chi affittava casa ai turisti per più di 120 giorni all'anno a più burocrazia e oneri, dovendo tra le altre cose evitare le keybox e spiegare in più lingue agli ospiti come comportarsi a Venezia. Un pacchetto di norme che in questa forma non aveva convinto né gli albergatori, né i locatori turistici, né i movimenti per la casa e i sindacati inquilini. —

 

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