Addio mitico Lollo Grazie a Levorato Veneto tra le grandi

NEL FANGO. Lollo in azione
FAVARO VENETO.
Rugby in lutto: è morto «Lollo» Levorato, 15 caps con la Nazionale tra il 1956 ed il 1965 e capitano nel 1961 contro la Germania e nel 1965 contro la Francia a Pau, nella sua ultima apparizione con la maglia azzurra. Avrebbe compiuto ottanta anni a luglio. E' stato pilone del Treviso e delle Fiamme Oro.
E' stato cinque volte Campione d'Italia e tra i primi ad attraversare le Alpi per giocare nel campionato francese, aveva intrapreso la carriera di allenatore una volta conclusa quella agonistica e nel 1972 aveva guidato dalla panchina la Nazionale in quattro occasioni collezionando una vittoria, due pareggi ed una sconfitta. --------------------- Hai perso l'ultima mischia. Ma quella non può vincerla nessuno. Vero «Lollo»? Nemmeno un formidabile pilone come te, cavaliere per meriti sportivi. Chissà se avrai gridato il tuo inconfondibile poussez poussez, incitamento rimasto nel cuore e nell'anima da quando eri andato in Francia, all'accademia francese di rugby. La «Sorbona» degli allenatori. E certo, ti maledicevano: se giocavi contro i francesi finivi per caricare i «galletti» e non i nostri. Ma chi ha venerato il rugby francese come te? E la mischia, di cui avevi un culto? Per questo - Umberto solo all'anagrafe - eri amabilmente «Lollò». Hai seminato rugby, insegnandolo a migliaia di bambini, ragazzi, adulti, formati in campo e nella vita. Eri e sei una leggenda. Andavi a Parigi, al Parco dei Principi, accolto con tutti gli onori. Eri tornato negli anni '70. E ancora alle Fiamme Oro, a Mogliano, a Mestre. E poi la Nazionale. «Nous avons le ballon» - era l'altro tuo tormentone. Anima francese, ma il tuo orgoglio era fieramente veneto. Nato a Chirignago, diploma di geometra, la Breda e poi all'ospedale di Mestre: trevigiano di adozione per la guerra. La spinta, il possesso erano i fondamenti del tuo rugby. Negli spogliatoi hai costruito uomini e vittorie, grandi vittorie. Il primo tuo comandamento era non avere paura. Infatti eri sempre il primo, il trascinatore. Sulle spalle dei piloni, si appoggia il XV: lì nasce il gioco. «Poussez, poussez». In molti spingeranno anche domani, alle 11, alla chiesa di Favaro: l'ultimo grandissimo sostegno collettivo. Abbracceremo Rosy, la compagna di una vita. Aveva gestito un bar: il «Rugby bar», c'est facile. (a.p.)
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