Fenomenologia da sagra: niente mazurca o lisci, nelle feste ora spopolano le tribute band

Non sono copie ma omaggi: sono loro i protagonisti delle feste e Padova è capitale dei gruppi che emulano i big della musica italiana e internazionale

Nicola Cesaro, Silvia Bergamin, Pietro Cesaro

In principio c’erano le melodie romagnole di Casadei e Castellina-Pasi, poi le orchestre nate da quell’onda a far ballare coppie e anziani, quindi la virata sui dj per risparmiare sui musicisti e limare qualche soldo d’ingaggio. Oggi, immancabili, sono invece le tribute band. Prima protagoniste di singole serate, poi a dar corpo a veri e propri festival, oggi entrate a gamba tesa pure nella sagre, da sempre fortino inespugnabile del liscio e della mazurca.

Vasco e Ligabue, Nomadi e Pooh, Max Pezzali e Renato Zero, fino ai più recenti Ultimo, Annalisa e Pinguini Tattici Nucleari: c’è un sosia – di voce o d’aspetto – per ogni artista e ormai ce n’è davvero per tutti i gusti. Padova, in questo, è una vera e propria incubatrice: sono tantissime le tribute band il cui cuore è proprio nella città del Santo o i cui musicisti arrivano dal Padovano.

Fenomenologia del divertimento da sagra: l’evoluzione può esser davvero motivo di studio. Un tempo, diciamo mezzo secolo fa se non di più, c’era la corsa ad accaparrarsi il top di gamma, dall’orchestra di Raoul Casadei alla Castellina-Pasi, passando per i vari Bagutti, Tomassini e Bergamini.

Un nome di questi in cartello rendeva la sagra o la festa de l’Unità un sicuro successo di pubblico. Il passo da lì all’emulazione è stato breve: decine e decine di orchestre da ballo hanno sfruttato la coda di successo delle fortunate band romagnole, riempiendo di fatto le serate delle sagre e portandosi a casa ghiotti cachet. Il declino del liscio, l’avvento della discomusic e dell’elettronica, il periodo di stanca delle stesse sagre – nell’ultimo decennio – ha portato gli organizzatori a rivedere gli investimenti per l’intrattenimento, aprendo agli ingaggi dei dj, certamente più economici rispetto a quanto richiesto da un gruppo di dieci musicisti.

La nuova era, tuttavia, ora è tutta delle tribute band (il termine cover, per molte, è visto male), che ripropongono dal vivo le canzoni di un artista o di un gruppo famoso, meglio ancor se copiandone movenze e look.

Prima confinate alle feste della birra, oggi colonna portante pure delle sagre: un vero e proprio cambio di paradigma, che sta avvicinando sempre più giovani al mondo delle feste paesane, per troppo tempo ritenuto affare di famiglie e pubblico di una certa età. Anche perché ai Vasco, Nomadi e Liga si sono aggiunti gli omaggi stranieri dai Rolling Stones agli U2 e ai più moderni Coldplay, arrivando ai Rammstein –, alle voci femminili (Giorgia e Annalisa su tutte) e ai trend del momento, che sia un Ultimo o un Pinguino. Abbiamo incontrato alcuni dei protagonisti di questo fenomeno, che vi raccontiamo attraverso le loro voci. 

Direzione Annalisa, la tribute band veneta che conquista l’Italia

Qualche giorno fa hanno suonato a Terlizzi, in provincia di Bari, e la tappa pugliese è il segno di come la tribute band, Direzione Annalisa, stia iniziando a farsi conoscere ben oltre il Veneto. E di come anche le voci femminili si siano prese il mondo delle tribute band. Quattro padovani e una voce rodigina portano in scena i successi di una delle artiste più amate del pop italiano, Annalisa, conquistando un pubblico sempre più ampio.

I Direzione Annalisa con quattro musicisti padovani

A raccontare il progetto è la cantante Katrin Roselli, di Rovigo: «Questo è un progetto nato nell'estate del 2023, che si è presentato per la prima volta al pubblico nel novembre dello stesso anno. Da lì è stato un susseguirsi di eventi riusciti, soddisfazioni e grande complicità. Siamo una squadra capace di combinare amicizia, stima e talento per riproporre la musica di una delle icone più amate del panorama pop italiano degli ultimi anni».

La formazione vede Katrin alla voce, Mirco Tonin, chitarrista di Fontaniva, Dario Trevisan, tastierista di Albignasego, Diego Rubiliani, bassista di Baone, e Francesco Stacchiotti, batterista di Cadoneghe. «È un progetto azzardato e allo stesso tempo ambizioso», prosegue la cantante. «Una scommessa nata al tavolo di un piccolo bar, dove Mirco e Francesco, tra una chiacchierata, un bicchiere di vino e una passione comune, hanno gettato le basi di quello che sta diventando un successo sempre più grande. Portiamo in scena i brani di Annalisa con rispetto e cura, cercando di trasmettere l'energia e le emozioni che lei regala al suo pubblico. Vedere le persone cantare con noi è la ricompensa più bella». Sono ben 25 le date del loro summer tour, tra le quali quattro fuori dal Veneto: dal Ferrarese a Roma, da Bari a Campobasso. «Vogliamo crescere ancora di più», assicurano con entusiasmo.

Aironi neri, l’omaggio ai Nomadi

Di giorno in giacca e cravatta, la sera "sempre Nomadi". Federico Flamini, 48 anni, lavora in banca ed è pure il frontman degli Aironi Neri, dei veri highlander nel panorama delle tribute band: dal 1998 percorrono senza sosta le strade della musica nomade. «Sono arrivato nel 2001, ho iniziato a cantare i Nomadi quando avevo 17 anni nelle feste di fine anno. Abbiamo avuto l'occasione di partecipare al ventennale dei Nomadi e di aprire alcuni loro concerti, coinvolgendo nel tempo diverse generazioni di pubblico».

Gli Aironi Neri

Perché questa scelta? «Mi sono appassionato grazie a mio padre e a mio zio, musicisti. Da ragazzo vedevo in televisione Augusto Daolio: quest'uomo con il barbone, ne rimasi travolto. Ho ancora vivo il ricordo del 1992, quando in tv fu annunciata la notizia della sua morte».

Emozioni che diventano storia, Flamini si lascia andare ai ricordi: «Il mio primo concerto dei Nomadi fu nel 1996 a Sovizzo: ricordo l'emozione della prima volta, ma anche la delusione quando incrociai il loro pullman proprio mentre annunciavano l'annullamento dell'evento a causa del maltempo. Nei nostri spettacoli chiudiamo sempre con "Dio è morto", "Canzone per un amico" e "Io vagabondo", seguendo le scalette del nostro storico punto di riferimento». Sul loro sito gli Aironi raccontano il senso del loro vagabondare: «Ad ogni concerto cerchiamo di divertirci e di far divertire tutti coloro che, come noi, amano la musica dei Nomadi. Non è nostro intento emulare un gruppo che per noi ha rappresentato un punto di partenza musicale e umano, ma tramite le loro canzoni, portare alti gli ideali di coerenza, amore, pace e speranza».

Metallica arrivano con gli Orion

«Tutto è iniziato per gioco, nel 2000, eravamo appena diciassettenni. Per una decina di anni siamo stati il tributo ufficiale dei Metallica. In occasione dei nostri incontri ci siamo scambiati con loro anche i plettri e la drumstick, la bacchetta del batterista». Davide Rossato è originario di Pianiga e oggi di anni ne ha 42.

Con gli Orion – ovvero Nicolò, Diego e Alberto – è la tribute band dei Metallica più affermata d’Italia. Quest’anno festeggiano il quarto di secolo. Con oltre 1.300 concerti alle spalle, si sono esibiti in ogni angolo del paese, oltre che all’estero in Austria, Francia, Grecia, Slovenia, Svizzera e Turchia. Ogni loro performance è una «vera comunione musicale degna della leggendaria band». Davide insegna musica: «Il punto più alto della nostra carriera è stata l’apertura del concerto dei Metallica all’Euganeo nel 2004. Abbiamo condiviso il palco con band di successo mondiale e con artisti straordinari come Ian Paice dei Deep Purple, a Milano per noi sono arrivate 6 mila persone, e siamo soddisfatti del tour di questa estate».

Gli Orion reinterpretano i Metallica

L’energia non è venuta meno, continuano a riempire i locali: «“Master of Puppets” è la canzone che preferiamo e poi Orion, ovviamente, che è il simbolo della nostra partenza, quando con Nicolò facevamo le prime prove e non avremmo mai immaginato quello che poi è successo». Le prossime tappe: ieri alla sagra di Cusignana di Giavera del Montello, domani tappa al Beer Fest a Vigonza, quindi il 29 a Montecchio Maggiore, il 12 settembre a Istrana, il 7 novembre al Dakota sempre a Vigonza. Portatori di adrenalina purissima e di ironia irriverente sono anche gli Whatsourname – tribute band dei Green Day – che mettono la carica punk-rock che ha fatto la fortuna della band californiana, con performance ad alto impatto e serate energiche che richiamano il sound anni ’90. E non manca la dolce presa di una vena nostalgica.

Ispirazione Pinguini Tattici Nucleari

La capacità di seguire i trend e le voci del momento, hanno anche questo talento le tribute band padovane. Due esempi: da un lato Colpa delle Favole, dedicata a Ultimo, cantautore capace di riempire Tor Vergata nel 2026 con un record mondiale di biglietti venduti; dall'altro I-Pinguini, tributo ai Pinguini Tattici Nucleari, band indie pop che negli ultimi anni ha dominato classifiche e radio. Matteo Pantaleoni di Baone, frontman de I-Pinguini, spiega: «Il progetto è nato circa un anno fa da un'idea di Davis Manoni, cantante dei Xverso e socio fondatore di Mm Produzioni, che ci segue.

Sono arrivato da poco, sostituendo il cantante precedente. Con me ci sono da Trento Mark Corsini al basso e Andrea Arighi a tastiere e sintetizzatori, da Bassano invece Enrico Parolin alla batteria e Andrea Marcon alla chitarra. La musica dei Pinguini Tattici Nucleari è curata nei dettagli e capace di parlare a un pubblico vastissimo. Ovunque andiamo troviamo persone che conoscono e cantano i brani insieme a noi. Stiamo già preparando la prossima stagione per rendere lo spettacolo ancora più coinvolgente».

Non manca il tributo a Ultimo

Per quanto riguarda Ultimo, il volto e la voce sono quelli di Marco Blaresin, di Anguillara Veneta: Colpa delle Favole riprende il titolo di uno degli album del cantante romano: «La band nasce nel 2022 dalla passione mia e di mio fratello gemello Matteo. La prima esibizione è stata alla "Sagra di San Gaetano", nel nostro paese, il 6 agosto 2023. Da quel momento abbiamo continuato con serate nei teatri e nelle feste di piazza, fino al primo tour estivo del 2024. Nel tempo la formazione si è ampliata e nel 2025 siamo usciti anche dai confini regionali, suonando in Lombardia, Friuli, Lazio ed Emilia Romagna. Con noi ci sono anche il bassista Giacomo Paparella e il chitarrista Nicolas Gioso, entrambi di Villadose, e il batterista Lorenzo Bernardinello di Rovigo. Siamo persino seguiti da un fan club nato a Piovega di Piove di Sacco che ci accompagna ovunque. Anche sui social sta andando molto bene». Il sogno per entrambe le band? Quello di duettare sul palco assieme ai propri idoli.

Non possono mancare Vasco Rossi e Ligabue

“Un succo di pera a casa di Vasco Rossi: è uno dei ricordi più vividi della mia vita”, è il ricordo di Michele Sguotto, 49 anni, tecnico commerciale ma sul palco Johnny, frontman dei Bollicine, dal primo maggio 2004 tribute band del Blasco. “Alla fine degli anni ’90, insieme al mio amico e chitarrista Roberto Momento, Vasco ci accolse a casa sua a Zocca, nella frazione di Verucchia. E ci offrì un succo alla pera”. L’amicizia musicale tra Sguotto e Momento, oggi 47enne di Borgoricco, nasce molto prima: “Alle scuole medie scappavamo in treno da nord a sud per assistere ai concerti. Vasco era la nostra passione e non potevamo farne a meno”.

Una passione che negli anni è diventata un progetto stabile: i Bollicine, formazione che oggi può contare su tre musicisti professionisti. «Il 25 ottobre saremo a Silea con Maurizio Solieri, lo storico chitarrista che ha firmato alcune delle canzoni più amate di Vasco», aggiunge il leader dei Bollicine, «e ci è capitato pure che Daniele Tedeschi, il batterista storico di Vasco, suonasse con noi. Sono soddisfazioni». Sui loro social - su Facebook contano qualcosa come 6.239 follower - la band pubblica le foto delle serate: tappe in birreria, a Sottomarina, a Pederobba e a Marghera, o in qualche festa privata.

Da un ventennio calcano le scene della provincia anche le Anime in Plexiglass, tribute band che porta da Padova la musica di Luciano Ligabue in giro per l’Italia. Tremila follower su Instagram, altrettanti su Facebook, a giugno e luglio hanno avuto calendari da urlo, con decine di tappe, soprattutto in Veneto: le sagre paesane, le feste della birra e dello sport, i festival rock e il calcio saponato, motori e porchetta, fiere e live. Insomma, un susseguirsi di “Certe notti”, perdendo le parole e ritrovandole in grandi abbracci collettivi e popolari. I fan interagiscono, vogliono sempre la stessa scaletta, a volte il maltempo e i cali di voce rallentano la grande corsa, ma si va. Vengono condivise foto, il palco e le persone che si fanno prendere dalla voglia di cantare. “Ci vediamo da Mario” è un cartello che sbuca spesso e volentieri ai concerti.

Il lungo elenco 

Si fa quasi un torto, nella miriade di tribute band che offre il Padovano, a farne una selezione e a raccontarne solo alcune. Quelle che trovano spazio in questa pagina non hanno meriti speciali rispetto ad altre, ma aiutano a comprendere il fenomeno sociale e artistico di queste realtà. Si diceva della selva fitta di gruppi che animano il settore, dunque è giusto almeno citare altri protagonisti della scena.

Rotti x Caso, tribute band degli 883
Rotti x Caso, tribute band degli 883

Come i Nord Sud Ovest Band, che portano nelle piazze, nei locali e nelle più importanti manifestazioni d'Italia il tributo agli 883, di cui sono tributo ufficiale. Come loro anche i Rotti x Caso, giusto per citarne altri. Citazione doverosa per i Supernova, tributo agli Oasis, che addirittura affrontano un tour in Asia e si ritrovano a suonare di fronte a 20 mila persone. Altri nomi, non necessariamente padovani, che ormai sono di casa nelle feste nostrane? Un elenco a caso: Diapason Band (Vasco), Velvet Dress (U2), Jovaband (Jovanotti), Radio 88.3 (883), Ac/Di (Ac/Dc), Queenmania (Queen), Giovani Wannabe (Pinguini), Supreme (Robbie Williams), Psycho Circus (Kiss), Rottamix ma anche Route 883 (ancora 883), Liveplay (Coldplay), Ottozerodue (Nomadi), Duke (Genesis), Ubermensch (Rammstein). Se manca qualcuno, perdonateci!

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