A Padova i prezzi crollano Istat, è deflazione record

Padova è nella top ten delle città italiane con la deflazione più alta, con tassi annui sotto lo zero a novembre. A rilevarlo è stato l’Istat, mappando capoluoghi e centri con più di 150 mila abitanti. Padova è seconda solo a Bologna, la prima in Veneto, ma in compagnia di altri grandi centri, da Palermo, a Catania, Perugia, Cagliari, Bari, e prima di Verona, Venezia, Modena ed Aosta. «È il sintomo di un’economia che soffre e che non tira» ha dichiarato Massimiliano Pellizzari, presidente di Acc (associazione. commercianti del Centro) «e purtroppo è un segnale inequivocabile».
Tra i comuni con più di 150mila abitanti, che non sono capoluoghi di regione, Padova ha un calo vistoso e se i prezzi sono in aumento, su base annua, in città come Parma (+0,6%), Livorno (+0,5%) e Messina (+0,4%), il calo tendenziali della città del Santo è evidente (-0,4%), a cui seguono Catania (-0,3%), Verona (-0,2%) e Modena (-0,1%). «Dove c’è deflazione i prezzi scendono e, paradossalmente, i consumi invece di aumentare diminuiscono e si contraggono, perché i consumatori attendono che si abbassino ancora di più» continua Pellizzari. «In questo modo le imprese vanno in difficoltà, non hanno più margini e anche chi non è esposto con le banche cerca di razionalizzare i costi. Come? Lasciando a casa la gente purtroppo. È con i tagli al personale che inizia il circolo vizioso. Eppure c’è ancora qualcuno che ci racconta di una crescita». Oltre ai tagli del personale, il rischio chiusura delle imprese è altissimo. A Padova, nei prossimi mesi, solamente nel centro storico chiuderanno una decina di attività anche storiche, e diversi esercizi tra bar, negozi di abbigliamento, scarpe e piccole botteghe. Stando ai dati Istat, però, l’attuale rallentamento è dovuto alla riduzione dell'ampiezza della crescita tendenziale dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona, causata soprattutto dai servizi ricettivi e di ristorazione. I valori tendenziali negativi si registrano proprio in Veneto (-0,1%) e poi in Umbria (-0,2%), Valle d’Aosta, ed Emilia-Romagna, mentre in Friuli-Venezia Giulia i prezzi sono fermi su base annua. Crescono invece i prezzi a sud, dove l’Istat ha rilevato incrementi: Abruzzo (+0,7%), Campania (+0,4%) e Calabria (+0,1%). Variazioni tendenziali negative si registrano in Sardegna (-0,3%) e in Puglia (-0,2%), mentre in Basilicata e in Sicilia i prezzi sono fermi. Per quanto riguarda i capoluoghi delle regioni e delle province autonome, Bolzano e Genova (+0,5%) sono le città in cui i prezzi registrano le crescite più elevate rispetto a novembre 2014, la prima in crescita stabile, la seconda in rallentamento di un decimo di punto percentuale, rispetto ai valori registrati a ottobre; seguono L’Aquila e Napoli.
Luca Preziusi
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