Addio a Carta Mantiglia decano degli architetti

È scomparso alla soglia dei 90 anni, volto dell’Ordine provinciale e nazionale Cappochin: «Figura importante». Montin: «Ha sempre sostenuto la categoria»

È scomparso, alla soglia dei novant’anni, l’architetto Roberto Carta Mantiglia, già Cavaliere della Repubblica e volto storico dell’Ordine padovano (di cui è stato presidente per tre mandati) e nazionale (di cui è stato vicepresidente).

Nonostante l’età, aveva abbandonato la libera professione solo da poco: nel 2014, per i suoi 62 anni d’iscrizione all’albo, era stato omaggiato dall’Ordine degli Architetti del “Timbro d’oro”, onorificenza riservata ai più anziani. Non era un uomo votato alle grandi imprese, ma un amante delle piccole strutture, destinate ad ospitare persone comuni o piccole aziende. Lo ricorda, con delicatezza e profondo affetto, il figlio Massimo, che ne ha seguito le impronte e ne ha ereditato lo studio. «Mio papà» racconta «non ambiva a seguire lavori di ampio respiro, ma dedicava grande attenzione proprio alle costruzioni che, al contrario, molti colleghi trascurano: amava lavorare per le persone, seguire le loro esigenze, costruire case o condomini. Ha sempre esercitato la professione con grande dirittura ed integrità morale. Io sono un architetto come lui e, negli anni, ho avuto modo di apprezzare l'affetto e la gratitudine dei tanti che si sono relazionati con lui: dal piccolo artigiano al grande imprenditore, tutti hanno sempre voluto sottolineare il suo spessore, come professionista e come uomo. Aveva grande piglio in cantiere: non perdeva mai tempo, neanche un minuto. Era sempre rigoroso e puntuale, non lasciava mai nulla al caso e non aveva mai un’indecisione. Seguiva i lavori con scrupolosa attenzione ed andava avanti in modo preciso, sempre nel rispetto dei tempi e dei costi concordati. Una qualità, s’intuisce, molto apprezzata».

Carta Mantiglia è stato uno dei primi architetti ad aprire uno studio negli anni cinquanta: un periodo favorevole, che insieme alla solidità della preparazione gli aveva aperto la strada ad una lunga carriera. Le sue opere sono state pubblicate in varie riviste di settore ed ha ricoperto numerosi incarichi istituzionali e non, tra cui una cattedra allo Iuav di Venezia, come assistente del maestro Bruno Zevi. E se alle grandi opere preferiva quelle più a misura d’uomo, è pur vero che all’architetto Carta Mantiglia non sono mancate esperienze di rilievo. Solo per citarne alcune: vinse un concorso nazionale, negli anni ’60, per la riqualificazione del quartiere Eremitani, ed un altro, nel ’92, per rappresentare l’Europa al padiglione della Comunità Europea all’Expo di Siviglia. Oggi lo ricorda tutto l’ordine professionale. «Nel 1985 durante un viaggio di studio negli Usa ho avuto l’opportunità di conoscerlo meglio» è il ricordo del presidente nazionale dell’Ordine Giuseppe Cappochin, per molti anni guida padovana degli architetti. «Ero un giovane architetto e mi diceva che era necessario che i giovani si impegnassero e partecipassero attivamente alla vita dell’ordine. E così, per quanto mi riguarda, è stato, anche grazie alla sua insistenza. Era innamorato dell’Ordine, è sempre stato da stimolo per la sua attività. È stato una figura importante per storia della nostra professione».

Lo ricorda anche Liliana Montin, presidente dell’Ordine di Padova, che ha espresso in una nota «profonda commozione» per la sua scomparsa, ricordandone «l’impegno profuso per l’intera categoria sia a livello provinciale che nazionale». (s.q., m.mar.)

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