Addio al partigiano Stelvio Ziron Fu testimone della Liberazione

Giada Zandonà /MONSELICE
Si è spento Stelvio Ziron, uno degli ultimi partigiani della provincia di Padova. Un fisico forte come l’animo che una lunga malattia ha messo alla prova, facendolo spegnere a 93 anni all’ospedale di Abano Terme poco dopo aver salutato la figlia Anna.
Stelvio Ziron era un perno di Monselice, non solo per il suo apporto culturale ed umano alle iniziative della cittadina, era la memoria legata agli eventi della Resistenza e della Liberazione a Monselice. Memoria che sempre cercato di riportare alla luce, attraverso pubblicazioni, interventi, e attraverso atti concreti in aiuto a molte persone. Faceva il ferroviere: a soli 18 anni mentre era in servizio alla stazione di Monselice più volte ha cercato di portare dell’acqua a chi era rinchiuso nei vagoni dei treni diretti verso i campi di concentramento. Tanti tentativi, finendo sempre colpito dai calci dei fucili e malmenato. Ma lui non si perdeva d’animo «quando nel ’45 è diventato capostazione, era riuscito a svolgere un'attività ancora più incisiva, come ha raccontato lui stesso nel libro "Lampi di memoria”» racconta Floriana Rizzetto, presidente Anpi di Padova «e come aveva testimoniato anni prima nel libro che racconta la vicenda degli otto cittadini di Monselice morti nei lager "Da Monselice a Mauthausen. Da sempre era il simbolo dell’Anpi di Monselice ed ha curato sino all’ultimo i tesseramenti. Il nostro rammarico è di non potergli dare la cerimonia che avrebbe meritato per quanto ha fatto». Un uomo molto impegnato per la sua Monselice, assessore alla cultura negli anni ’70, era stato dirigente del Pci , poi Pds, Ds e Pd, impegnato nell'associazionismo locale e nello sport, finché le condizioni di salute glielo hanno permesso. «Amava la montagna ed andare a funghi, ma la sua giornata speciale era quella del 25 aprile» racconta la figlia Anna «a noi figlie e ai nipoti raccontava delle vicissitudini della guerra, come l’aver contribuito a far asportare delle bombe sui binari della linea ferroviaria. Era un grande osservatore del mondo e si è sempre dato da fare per la famiglia e gli amici» conclude la figlia Anna. «Perorava la pacificazione ed il superamento degli attriti. Una mente aperta sul mondo e sulla cultura» racconta l’ amico e storico Roberto Valandro «voleva bene a Monselice ed ha contribuito alla pubblicazione di alcuni volumi storici importanti. Una mente aperta che sapeva guardare il mondo con obiettività». Numerosi i messaggi di cordoglio degli amici «il partigiano, il compagno, una persona sempre mite, umana e disponibile, una specie di “nonno” di chi ha potuto conoscerlo a Monselice. Era un lucido anziano che credeva nei giovani» lo ricorda così Vittorio Ivis, segretario del Pd di Padova. «Il suo impegno civile lascia un segno indelebile nella storia della nostra città. Porterò con me il ricordo delle nostre discussioni sempre fondate sul reciproco rispetto. Lo sforzo profuso in questi anni, di collegare la memoria storica con i rischi delle derive autoritarie attuali, ci lascia un'eredità pesante che tutti dovremo portare avanti» racconta Francesco Miazzi di Ambiente e Società. Il funerale si terrà in forma privata, Stelvio Ziron lascia la moglie Maria, le figlie Adriana e Anna, la sorella Ligen e gli amati nipoti. ––
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