Al Bo pazienti-robot per allenare i medici alla sala operatoria

SimulArti è il laboratorio di simulazione della scuola medica: manichini ad alta tecnologia che reagiscono come esseri viventi

PADOVA.  Manichini robotizzati, in grado di simulare le identiche reazioni che avrebbe un vero corpo umano: dall’arrivo al pronto soccorso all’approdo in sala operatoria. Sono loro, per ora il signor Hal a cui presto si aggiungerà la signora Lucy, i protagonisti del laboratorio didattico di simulazione medica dell’Università di Padova. Il primo, per altro, a ottenere in Italia l’accreditamento europeo della Society of Europe for simulation applied to medicine (Sesam).

Il laboratorio SimulArti è un progetto didattico partito nel 2007 che attraverso la simulazione e manichini robotizzati ad alta fedeltà, consente ai medici e agli operatori sanitari di esercitarsi su pazienti virtuali nei diversi contesti disciplinari, dall’anestesiologia alla rianimazione, terapia intensiva ed emergenza. Il concetto di fondo è semplice: se sbagliando si impara, simulando è ancora meglio. Nessuno ci rimette.

Il laboratorio dispone di una vasta gamma di simulatori: oltre al manichino adulto, ci sono anche un bambino e un neonato e poi parti del corpo. Tutti consentono di “allenarsi” sia dal punto di vista diagnostico che interventistico e terapeutico. E i manichini reagiscono esattamente come reagirebbe l’organismo vivente. Una vera e propria palestra per medici, infermieri e tecnici.

L’attività L’attività del laboratorio SimulArti è stata presentata dal direttore del Dipartimento di medicina, il professor fabrizio Fabris, e dal curatore del progetto, il professor Carlo Ori. «All’inizio il laboratorio era riservato al campo dell’anestesia e rianimazione» ha sottolineato il professor Fabris, «poi la simulazione è stata trasferita ad altri campi, come la medicina di urgenza.

È un progetto nato dal basso, con l’apporto dei discenti che lo hanno testato e fatto crescere». Il “funzionamento” del laboratorio è materia del professor Ori: «Abbiamo la possibilità di simulare qualsiasi tipo di situazioni anche le più rare o improbabili. Gli specializzandi - quest’anno ne saranno coinvolti 50 nei corsi di simulazione - si trovano di fronte alle situazioni che incontreranno nel lavoro. La cabina di regia - da dove viene data voce al paziente virtuale - monitora tutto quanto viene fatto e tutte le reazioni: i manichini riconoscono anche i farmaci che vengono somministrati e ne riproducono gli effetti».

L’ambizione Con oltre 290 corsi già effettuati e oltre 3 mila specialisti coinvolti, il laboratorio SimulArti ambisce ora a diventare un vero e proprio Centro di Simulazione di Ateneo. «La simulazione costituisce attività didattica avanzata» sottolinea Ori, «e siamo convinti debba entrare nelle discipline accademiche pre e post laurea». 

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