Alla maratona in carrozzina dopo la malattia

Terrassa. Colpita da un’infezione alle gambe che in molti casi è mortale, ha già subito 4 operazioni. «Ma domani sarò a Venezia»

TERRASSA. «Dovevo essere io a spingere una carrozzina alla Maratona di Venezia, invece i ruoli si sono invertiti e ora tocca a me aver bisogno di uno spingitore. Un fatto è certo, domani potrò comunque essere alla griglia di partenza».

Serena Banzato, 34 anni, è una che non si arrende: psicologa infantile ed educatrice alla scuola dell’infanzia, mamma di un bimbo di tre anni, runner (podista) esperta con una lunga serie di successi, la settimana scorsa ha centrato l’obiettivo della seconda laurea e ora si appresta ad affrontare la Venice Marathon.

Il tutto, però, da una nuova prospettiva, quella della sedia a rotelle su cui si trova da due mesi, in seguito ad una gravissima infezione alla gamba, contratta mentre stava percorrendo il Cammino di Santiago. Doveva essere una passeggiata per una come lei, abituata a macinare chilometri a passo svelto fin da adolescente, maratoneta e spesso “tutor” per chi si affacciava a questo sport. Invece mentre si gustava questa esperienza, una banale vescica al piede è stata infettata da un batterio che provoca la fascite necrotizzante e che può portare nella maggioranza dei casi alla morte. Con questa diagnosi Serena ha affrontato il primo intervento chirurgico d’urgenza in Spagna, in Galizia.

«Mi avevano consigliato di chiamare a casa prima di entrare in sala operatoria» racconta Serena «perché stavo affrontando un’operazione rischiosa non solo per la gamba ma per la mia stessa vita. Superata questa prima prova, la gioia per avercela fatta è durata poco perché sono stata sottoposta ad altri due interventi, per fermare l’avanzata della fascite. Dopo 11 giorni finalmente sono stata trasferita a Padova, dove ho subito una quarta operazione. E non è ancora finita, perché non so ancora se e quando potrò camminare».

Nel frattempo Serena è tornata a casa e ha preso dimestichezza con la sedia a rotelle, cercando con tutte le forze di riappropriarsi della propria vita, ad occuparsi del figlioletto Nathan, insieme al quale ha tagliato molti dei suoi traguardi sportivi. «Ora lo vado a prendere a scuola con la carrozzina», aggiunge, «per farlo abituare a questa mia nuova condizione. Lo faccio salire sulle mie ginocchia e a casa gioco con lui. Non è facile affrontare questa prova, ma di fronte all’alternativa di ripiegarmi su me stessa e deprimermi ho scelto di vivere, seppur con i miei limiti. Le mie lacrime le verso ma poi penso a tutta la sofferenza che ho visto in ospedale e mi dico che devo reagire. Ora sto affrontando la fisioterapia e ci sto dando dentro, nonostante il dolore e la gamba immobile. Ma so che troverò il mio modo di camminare, questo è sicuro. Il motto che mi accompagna ora è “se non puoi camminare, cammina con il cuore”».

Domani Serena parteciperà alla Maratona di Venezia spinta da un volontario della polisportiva Inix Sport – Insieme per..., gruppo di 80 atleti con diversi spingitori pronti a essere le gambe di chi non può correre. –

 

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