Amianto nelle navi della Marina militare Ben 200 parti civili
Il pm Sergio Dini ha chiuso l’inchiesta bis per la cosiddetta strage degli invisibili, i militari arruolati nella Marina italiana morti (o ammalatisi) per le conseguenze derivanti dall’esposizione all'amianto, minerale di cui erano foderate le nostre navi militari bandito dall'industria italiana nel 1992 per la sua pericolosità. Si tratta dell’atto preliminare alla richiesta di rinvio a giudizio, che rischia di far finire in tribunale 14 fra ex vertici della Marina militare italiana in servizio dagli anni ’60 al 2000: Antonino Bocchieri, 78 anni di Roma, dal ’96 al 2000 direttore generale Navarm (acronimo di Armamenti Navali, il principale ente tecnico-finanziario della Marina militare); l'ex ammiraglio Francesco Chianura 87 di Roma, in carica dal 1985 al 1989 al vertice di NavalCostarmi (Direzione generale costruzione armi e armamenti navali); Mario Di Martino, 80 di Roma, dal 1997 al 1998 direttore di Difesan (Direzione generale sanità militare); Umberto Guarnieri, 76 di Roma, prima Comandante in capo squadra navale (Cincnav) dal 1996 al 1998 poi Capo di Stato Maggiore della Marina dal 1998 al 2001; Angelo Mariani, 78 di Roma, comandante Cincnav dal 1992 al 1994 poi Capo di Stato Maggiore della Marina fino al 1998; Agostino Di Donna, 85 di Roma, Elvio Melorio, 91 di Giugliano in Campania e Guido Cucciniello, 87 di Roma, tutti e tre medici militari; Luciano Monego, 86 di Roma, Comandante in capo squadra navale dal 1988 al 1991; Sergio Natalicchio, 78 di Taranto, direttore Marispesan dal 12995 al 1998 poi Difesan fino al 2000; l'ex comandante di Squadra navale dal 1984 al 1985 Mario Porta, 88 di Portoferraio; Filippo Ruggiero, 86 di Roma (ex capo di Stato Maggiore dal 1992 al 1993); Rodolfo Stornelli, 85 di Roma, già direttore Difesan dal 1992 al 1993; e Guido Venturoni, 79 di Roma, dal 1991 al 1992 Comandante in capo squadra navale, poi fino al 1993 Capo di Stato Maggiore della Marina. Di che cosa sono accusati? Di omicidio e lesioni colpose nonché di aver omesso una serie di misure di sicurezza per tutelare i lavoratori, tutti militari in servizio per la Marina italiana, mai informati dei rischi in cui incorrevano a bordo delle imbarcazioni nonché privi di qualunque misura di protezione nonostante il contatto anche diretto con l'amianto. Centinaia sono stati i morti per mesotelioma, malattia tipica derivante dall’esposizione all’amianto, e altrettanti i malati in tutt'Italia. L’inchiesta è in mano alla procura di Padova perché nell'ospedale della città del Santo morì il primo marinaio per mesotelioma che diede il via all'inchiesta originaria, chiusa il 22 marzo 2012 con una serie di assoluzioni per gli ex vertici della Marina. Oltre 200 le parti civili.
Cristina Genesin
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