Ancora rincari: aumenta anche il prezzo del caffè alla «macchinetta»

Distributori automatici: ci si adegua all’aumento delle imposte dal 4 al 10%. A ruota potrebbe toccare alla tazzina consumata al bar: oggi l’espresso al bancone arriva a 1,10
BARSOTTI - MACCHINA CAFFE' BIS
BARSOTTI - MACCHINA CAFFE' BIS

PADOVA. Da gennaio, a causa dell’aumento dell’Iva dal 4 al 10%, aumenterà di 5-10 centesimi il costo del caffè consumato alle macchinette dei distributori automatici. Medesima sorte per le bevande calde e snack: per le prime l’aumento previsto è di 5 centesimi; per gli spuntini veloci di 10. A ruota, temono i baristi, potrebbe toccare al caffè in tazzina. Di fronte a questo scenario buona parte dei baristi della città si dichiara pronto ad aumentare il prezzo dell’espresso. In base all'aumento, il caffè delle “macchinette” che oggi costa 40-50 cent lieviterà a 45-60 cent. Un bicchierino di thè che costa tra i 50-60 centesimi passerà a 55-70 centesimi. Infine, per tramezzini e snack gli aumenti saranno di 10 centesimi su ogni prodotto.

«Responsabile del nuovo “prelievo forzoso” dalle tasche degli italiani lo Stato che ha deciso di aumentare l’Iva, in una botta sola, dal 4 al 10% con un incremento del 150%», tuona Davide Gomiero, funzionario Ascom Confcommercio per la delegazione territoriale Confida. «Più che preoccupate, ovviamente, sono le aziende del settore: ormai un migliaio in tutta Italia con 30 mila addetti. Solo in Veneto il comparto dà lavoro a 5 mila persone e crea un fatturato di 320 milioni di euro rappresentando il 15% del mercato totale della distribuzione automatica italiana». Tanto più che, solo per adeguare i prezzi, si dovranno investire dai 30 ai 50 milioni di euro impiegando 4-5 mesi. Dunque, c’è anche il dubbio che non tutte le “macchinette” arrivino allineate al primo gennaio 2014. «Proprio in questi giorni», annuncia Roberto Sala, delegato per il Veneto di Confida, «è partita una campagna per informare i consumatori attraverso un milione di adesivi affissi su tutti i distributori automatici.

Il messaggio è chiaro: non è colpa nostra se vi trovate il caffè aumentato, ma del governo che pur di fare cassa se la prende anche con i consumi low cost mettendo a repentaglio centinaia di posti di lavoro». La nuova stretta del governo ha messo in allarme anche i baristi: «Ad oggi non prevediamo nessun aumento per la categoria degli esercenti», scandisce Angelo Luni dell’Appe, «Tuttavia di questi tempi non c’è da fidarsi del Parlamento e temiamo una “mazzata” in qualsiasi momento. Stiamo ricevendo numerose telefonate degli associati, preoccupati che questo ulteriore aumento Iva possa in qualche modo ripercuotersi anche su di loro». La stragrande maggioranza dei baristi assicura di aver fatto i salti mortali per mantenere stabile il prezzo della tazzina, malgrado siano numerose le ragioni per aumentarlo: «Se cresce l’Iva anche per noi aumentiamo il caffè, non abbiamo scelta», tuonano in tanti, «Si tratta di sopravvivenza».

Qualcuno ammette che, con l’aumento dei giornali, ha visto più clienti al mattino: «Risparmiano i 20 cent in più per il quotidiano e lo leggono da noi consumando un euro di espresso». Fuori dal coro Fabrizio Graziati, dell’omonimo locale in piazzaFrutti: «Non temo nessuna ripercussione sul prezzo del caffè», assicura, «Comunque lo tengo fermo. Se avessi voluto aumentarlo, con tutti i rincari subìti, l’avrei dovuto fare da un pezzo».

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