Micalizzi: «La Lega di Zaia le ha sbagliate tutte, situazione da fine impero»

Il vicesindaco di Padova, esponente del Pd, scalda i motori. Non ha ancora ufficializzato la candidatura ma tutto porta a Venezia: «Per il centrosinistra è un momento buono»

Marta Randon
Andrea Micalizzi (foto Bianchi)
Andrea Micalizzi (foto Bianchi)

Spirito rock (ha una collezione di chitarre elettriche da far invidia), anima timida. Non porta più la sua musica sui palchi come da ragazzino, ma in politica. A disposizione della cittadinanza.

Lui, il più votato a Padova alle ultime comunali, il vicesindaco dem Andrea Micalizzi, 48 anni, non ufficializza la candidatura in Regione, ma sempre più voci lo vogliono a Venezia. Si vota in autunno, cioè dopodomani.

«La Lega le ha sbagliate tutte – dice – prima ha puntato sul terzo mandato di Zaia e la Consulta ha detto no, poi si è inventata la cosa ridicola del voto a primavera e anche lì ha ricevuto un niet, siamo in una situazione da fine impero. La Lega si sta arroccando su vecchi risultati, il ciclo ormai è chiuso, le carte si rimescolano».

Vicesindaco, dov’è mancato il presidente Luca Zaia in questi 15 anni?

«La Regione deve puntare su un modello di sanità pubblica per garantire servizi sanitari a tutti: la tendenza ad impoverire il territorio di presidi di prevenzione, di medici di base è sbagliata. I tempi di attesa per una visita sono lunghi, chi ha un’urgenza e la possibilità si rivolge al privato, chi fatica deve decidere se controllarsi o meno. In provincia la situazione è ancora più grave, chi abita nell’Alta spesso è costretto a fare un esame a Schiavonia, dall’altra parte».

La Lega rivendica un proprio candidato.

«Sulla base di un ragionamento sempre rivolto al passato. Ora i numeri sono dalla parte di FdI. Si dice che la spunterà la Lega, io credo che farà un risultato peggiore».

L’importante è anche il vostro risultato.

«Per noi è un momento favorevole, per l’elettore veneto c’è la possibilità di cambiare musica. Abbiamo belle esperienze nelle città più importanti della regione, oltre a Padova ci sono Vicenza e Verona».

Siete in alto mare per quanto riguarda il candidato. Civico o non civico?

«In mancanza di un orizzonte certo era difficile organizzare un percorso. Il tavolo del centrosinistra è al lavoro. Il candidato ideale tiene la coalizione più larga possibile».

Come il suo lavoro svolto nell’amministrazione padovana può essere un esempio virtuoso?

«A Padova vediamo progetti concreti che stanno trasformando in meglio la città. Il tram, il parco all’ex Prandina, la Questura, il nuovo centro culturale dell’Arcella. Qual è l’opera che ha cambiato le sorti del Veneto?».

Le rigiro la domanda, quale dovrebbe essere?

«La Regione deve puntare sul trasporto. Ha abbandonato 15 anni fa la possibilità di sviluppare il Sistema ferroviario metropolitano regionale (Sfmr). Treni e nuove stazioni nei Comuni strategici e un sistema di collegamento potenziato. È un’occasione mancata. Serve un Veneto che si muova meglio. Serve una visione a livello sovracomunale. A Padova, per completare alcune opere, avremmo bisogno di aiuti regionali che non sono arrivati. Penso alla sicurezza idraulica: il canale scolmatore di Montà attende il finanziamento, metterebbe al sicuro la parte ovest della città. Tutte le ultime opere realizzate da Zaia hanno a che fare con il post-alluvioni. Nel frattempo i cambiamenti climatici, le intensità dei temporali ci pongono di fronte a nuovi interrogativi».

Come porta la passione per il rock in politica?

«Essere una rockstar era il mio sogno da bambino. In realtà sono un timido, la politica mi ha aiutato a superarla. Prendo lezioni di chitarra. Però mi sono tolto un grande sfizio: sono l’unico amministratore che ha imbracciato lo strumento e ha suonato i Van Halen (band hard rock statunitense, ndr) nel cortile del municipio».

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