Anna, l’archeologa delle rose chiude il suo prezioso vivaio

CERVARESE SANTA CROCE. Sfiorisce” il vivaio di rose antiche da collezione “La Campanella”. A trent’anni dalla sua fondazione, il sogno di molti appassionati di rose, voluto da Anna Sgarabottolo di Cervarese Santa Croce in sella alle provincie di Padova e Vicenza, chiude tra i profumi di maggio e nel pieno delle fioriture. L’annuncio dato dalla titolare qualche giorno fa, ha suscitato clamore nello sconfinato mondo dei collezionisti di rose. Non parliamo di un garden center commerciale di ultima generazione o un’idea per botanici snob.
Dietro c’è l’inestimabile passione di una delle più ostinate ricercatrici di rose antiche a livello internazionale. Basta guardare i blasoni che in trent’anni Anna, giunta ormai alla pensione, ha ricevuto in ambito europeo, che hanno trasformato nel tempo “La Campanella” in un vivaio con oltre 1200 varietà di rose, alcune delle quali cercate dagli stessi orti botanici.
Se la notizia della chiusura fatta attraverso web ha fatto fibrillare gli appassionati di mezza Europa, ancora più triste è la motivazione fornita dalla stessa Anna: «Ho una certa età, e questo è un mestiere duro. Ma mi sono stufata dell’ignoranza da giardino che dilaga. Sono stanca di quelli che, sempre più numerosi, venivano a chiedermi un “rosaro” che costi poco e fiorisca tutto l’anno! Se parliamo di qualità, sono cosciente di quanto lavoro, studio e ricerca io abbia profuso in questi trent’anni, che non voglio sia dissipato dilagante e disarmante incultura del verde». Le idee chiare Anna le ha, come pure l’ostinazione di portare avanti un’attività assieme al marito “Tino”, che si mostrava più di sostanza che di forma: «Il vivaio è sorto nel cuore della campagna. La stessa collezione diventata un giardino di rose all’inglese è innestato tra le coltivazioni dei campi. Abbiamo così trasformato i campi di mais in campi di rose, cercando di migliorare la qualità del collezionismo e dei collezionisti». Portando il nome del piccolo paese di Cervarese S. Croce, a conoscenza di quegli appassionati che qui giungevano dall’Inghilterra, Svizzera, Belgio, Germania, Francia e Svezia. Il primo impatto di semplicità era subito rimpiazzato da quello che vi trovavano dentro: autentiche rarità botaniche che Sgarabottolo riusciva a recuperare da “autentica archeologa delle rose” nelle varie parti del mondo. «Chiudo anche perché i miei due figli non seguono un’altra strada» aggiunge la regina delle rose com’è stata definita.

Ora che la “regina” è senza regno, del vivaio resterà solo il ricordo? «Assolutamente no, manterremo aperto per le visite il roseto storico. Continueremo le attività didattiche educative di orticoltura con la cooperativa “Sogno e Vita”, dove lavora nostro figlio Giacomo». «È un patrimonio inestimabile quello seminato in questi anni da mamma» aggiunge il figlio, «che non ce la sentiamo di raccogliere per sensibilità diverse. Vorrò invece ampliare qui l’attività educativa dei ragazzi della cooperativa, legata anche al mondo delle rose dove l’insegnante sarà proprio mamma Anna».
Una figura schiva e poco appariscente quella di “Anna delle rose”, al punto che se la si vede immersa tra i colori e i profumi del suo vivaio, lei pare mimetizzarsi. Se poi si viene invitati a visitare la sua “Cappella Sistina in fiore”, diventa piccola, piccola. Un’enorme cupola di rose alta tre metri e larga dieci: «Ecco cosa si perde la gente» commenta Anna, «questa è un’unica pianta di rosa varietà Kew Rambler di oltre trent’anni, che Michelangelo stesso non saprebbe dipingere meglio». C’è passione e amore tra le parole che escono misurate dalla bocca di Anna. Ma non c’è rassegnazione: «Sono felice di quanto ho creato. E sono altrettanto fiera di chiudere, sapendo di aver dato il massimo. Di aver trovato e salvato rose che altrimenti sarebbero andate perse per sempre. Alcune le più pregiate le custodirò gelosamente, senza neppure mostrarle». Gelosia? Macché, sappiamo quello che fa la passione, e le rose ne sono il simbolo per eccellenza. Ma non è vero che tutto finisce così: «Una nostra dipendente, Cristina Monegato, aprirà entro l’anno a Frassanelle di Montemerlo un suo vivaio di rose botaniche, frutto di quanto ha imparato da noi. A lei continuo a dire quello che mi sono ripetuta per trent’anni: “Se scegli una cosa, diventa la migliore in quella cosa! ” », come l’evoluzione delle rose ci dimostra da migliaia di anni.
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