Aule di papi, scienziati e seduttori

Una fama davvero spaziale. In otto secoli di vita, l’università di Padova è riuscita a costruirsi una reputazione di eccellenza non solo a livello planetario, ma addirittura fuori: porta il nome di uno dei suoi più illustri docenti, Bepi Colombo, la missione che esplorerà Mercurio, entrando nella sua orbita nel 2022, esattamente l’anno in cui l’ateneo padovano compirà gli 800 anni dalla fondazione. Scelta più che meritata: il “meccanico celeste” padovano, come lui stesso amava definirsi, munito di una lavagna e di un semplice gessetto lasciò a suo tempo a bocca aperta i cervelloni della Nasa, risolvendo problemi che i loro sofisticati computer non erano riusciti a gestire.
Ma Colombo è solo uno della schiera di prestigiosi docenti e studenti che la seconda più antica università dopo Bologna vanta nel suo plurisecolare percorso. E proprio nell’orizzonte temporale dell’ottavo centenario, il precedente rettore Giuseppe Zaccaria già alla fine del 2011 aveva deciso di mettere in cantiere un’opera impegnativa e pressoché unica, un dizionario dei nomi illustri che hanno caratterizzato la storia dello Studio: finora infatti esistevano lavori analoghi ma dedicati ai soli professori. A farsi carico di mettere insieme il volume, che si avvale dei contributi di 78 autori e che fa capo al Centro per la storia dell’ateneo, è stato Piero Del Negro, docente di Storia moderna. Il quale spiega: «Queste biografie dei docenti e degli studenti ci restituiscono tutto un mondo di relazioni e di influenze non solo culturali, ma anche sociali, territoriali, religiose, e in alcuni casi politiche».
“Clariores” è l’indovinato titolo del volume (edito da Padova University Press, 361 pagine più 56 tavole, 40 euro), che fornisce un ritratto composito, ma al tempo stesso un’indiscussa certificazione di qualità, di un’ateneo per il quale sono passati santi e condottieri, scienziati e letterati, regnanti e cardinali, e perfino cinque futuri pontefici: Benedetto XI (Nicolò Boccasino), Clemente XIII (Carlo Rezzonico), Eugenio IV (Gabriele Condulmer), Gregorio XIV (Nicolò Sfondrato) e Sisto IV (Francesco della Rovere) e un quasi-papa (l’inglese Reginald Pole, entrato favorito in conclave e poi buggerato). Il numero uno è ovviamente Galileo, chiamato in cattedra a Padova a soli 28 anni, e rimasto in città per quelli che egli stesso avrebbe poi definito i 18 migliori anni della sua vita.
Ma il dizionario propone tante altre vicende esemplari. A cominciare da quella del belga Andrea Vesalio, laureatosi in medicina a Padova a 23 anni e chiamato subito dopo in cattedra: il padre dell’anatomia, scelto poi come medico personale da Carlo V e Filippo II di Spagna. E sempre per restare in campo medico, Girolamo Fabrici d’Acquapendente, anch’egli laureato a Padova e poco dopo chiamato a insegnare per cinquant’anni: al suo nome è legato lo straordinario teatro anatomico dell’ateneo. O ancora, Giovanni Battista Morgagni, chiamato in cattedra a Padova non ancora trentenne, che sviluppò un metodo anatomo-clinico legato al suo nome. E per passare ad altri campi, Pietro Bembo, straordinario umanista e tra i primi a spendersi per sostenere la causa di una lingua letteraria italiana; Elena Cornaro Piscopia, la prima donna laureata al mondo, anche se per vincere i pregiudizi dell’epoca dovette conseguire il titolo in filosofia anziché in teologia; Erasmo da Rotterdam, che all’ateneo attribuì un attestato di assoluta eccellenza; Marsilio da Padova, tra i primi a farsi paladino della laicità dello Stato sfidando l’ira del papato; Pietro d’Abano, straordinaria figura di medico, astronomo e astrologo che l’Inquisizione arrivò a bruciare da morto non essendo riuscito a farlo da vivo. E nell’elenco figura anche un millantatore di prestigio: Giacomo Casanova, che frequentò per due anni gli studi da giurista senza costrutto, per poi dedicarsi ad altre più gratificanti materie, vantando peraltro una laurea inesistente ma che magari gli servì per farsi aprire diverse porte, incluse quelle delle camere da letto.
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