Babele, Sgarbi contro Balasso

Il comico: «Vittorio, macchina mangia-soldi». La replica: «Un fallito»

Flop o non flop, spese o non spese, alla fine, in un modo o nell’altro, Babele ha fatto talmente tanto discutere che finirà in tribunale. Davanti al giudice ci saranno Natalino Balasso e il direttore artistico del festival letterario che ha chiuso i battenti domenica, Vittorio Sgarbi. Dopo le feroci critiche del comico su Babele a Nordest, Sgarbi ha deciso di querelarlo: «Apprendo solo ora il nome di Natalino Balasso, comico fallito che crede di essere ironico dicendo idiozie su cose che non conosce, e misurando la qualità di una proposta culturale su non so quali dati». Balasso aveva definito un flop la rassegna, prendendosela in primis con Massimo Bitonci definendolo «un sindaco fai da te» e attaccandolo per l’esilio della Fiera delle Parole di Bruna Coscia, e poi con Sgarbi: «Per sostituirla, la giunta leghista, che di cultura deve intendersene davvero poco, ha avuto l’ideona di chiamare una delle più note macchinette mangiasoldi della pseudo-cultura italiana: Vittorio Sgarbi». Questa la frase incriminata che ha mandato su tutte le furie Sgarbi, che ieri attraverso i social ha risposto: «Siccome io sono un critico serio, come sa chi ha ascoltato le mie parole su Giotto, per esempio (1000 persone che il comico non ha mai visto), e non “una delle più note macchinette mangia soldi della cultura italiana”, lo porterò in tribunale, così farà ridere i giudici». Ma Sgarbi non si è fermato qui: «Non fa ridere il comico quando chiama dilettanti Alba Donati che dirige il Gabinetto Viesseux di Firenze, a lui ignoto e Lea Codognato, che hanno rapporti con gli scrittori dei libri che lui non conosce. Nessun flop, ma tantissime persone ad ascoltare uomini che pensano. I nomi, da Moni Ovadia a Piero Sanavio a Tahar Ben Jelloun, a Gene Gnocchi a Oscar Farinetti a Edoardo Albinati a Giorgio Pressburger, a Monsignor Zuppi, a Massimo Fini a Franco Cardini, a Vito Mancuso, parlano da soli, ma non alle orecchie di chi non sa chi sono». Le polemiche attorno al festival sembrano destinate a non finire, anche se il prossimo anno potrebbe non essere Sgarbi il direttore artistico dopo le critiche che lui stesso ha fatto all’amministrazione sulla promozione e la comunicazione dell’evento. Non solo. Il sindaco ha già comunicato il tema che verrà affrontato nella prossima edizione (famiglia, società, individuo e valori), ma Sgarbi non ama le imposizioni e Bitonci ha già sorvolato una volta sui contenuti. E dopo l’Islam, non ci sarà una seconda volta. (l.p.)

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