Borletti rinviato a giudizio per corruzione e truffa aggravata

BAGNOLI. Il gup Domenica Gambardella ha rinviato a giudizio Lorenzo Borletti, 59enne proprietario di villa Widmann-Borletti a Bagnoli (esponente della nota famiglia del capitalismo italiano), e l’architetto padovano Ferruccio Tasinato, 49 anni di Padova, direttore dei lavori effettuati a villa Molin nel quartiere Mandria a Padova, su incarico del proprietario dello storico edificio, Giorgio Gottardo. Dovranno rispondere di corruzione, abuso d’ufficio e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dell’Istituto Regionale Ville Venete. Secondo l’accusa sostenuta dal pm Sergio Dini, che aveva reclamato il processo, i due avrebbero pagato tangenti all’architetto veneziano Marco Brancaleoni, 47 anni, all’epoca tecnico dell’Istituto Regionale Ville Venete. L’obiettivo? Ottenere finanziamenti non dovuti. Finanziamenti incassati per ben 345 mila euro ciascuno. Nel caso di villa Widmann-Borletti, grazie a una mazzetta da 10 mila euro consegnata in due tranche tra il novembre e il dicembre 2010, Brancaleoni e il proprietario della villa avrebbero gonfiato le fatture riguardanti i lavori di restauro passando da 302.994,67 euro (valore reale delle opere eseguite) a 511.304,39 euro (valore lievitato). Fatture trasmesse all’Istituto Ville Venete che, di conseguenza, aveva sbloccato i soldi in bilancio per 345 mila euro, tra mutuo e fondi perduti. Gli stessi reati sono contestati al direttore dei lavori di restauro di villa Molin, a Padova, che era riuscito a farsi erogare dall’Istituto altri 345 mila euro per una serie di interventi di ristrutturazione dell’edificio inserito nel catalogo delle Ville Venete. Quell’iscrizione era avvenuta grazie al parere favorevole dell’architetto Brancaleoni: in diverse tranche gli erano stati versati 900 euro il 13 agosto 2010, 3.300 euro il 4 agosto 2011, 1.600 euro il febbraio 2011 e 2.240 euro il 20 giugno 2011. L’inchiesta, avviata dalla procura veneziana, era scattata in seguito alla denuncia di una coppia di medici, proprietari di villa Bembo-Da Mosto-Mocenigo-Molin Rova, che avevano puntato l’indice su quello che era poi stato ribattezzato il “metodo Brancaleoni”.
Nel maggio 2014 l’architetto Brancaleoni ha patteggiato due anni e un risarcimento di 80 mila euro per corruzione e truffa ai danni della Regione. Secondo quanto emerso, si era fatto pagare fino a 10 mila euro (otto gli episodi contestati) da proprietari delle ville, in modo da far crescere le spese sostenute per i restauri degli edifici storici. Tra il 2010 e il 2011, il tecnico avrebbe incassato somme dai 5 ai 10mila euro per ogni pratica, in cambio dell’"aiuto" fornito ai proprietari delle ville al fine di ottenere contributi più alti.
Dopo l’arresto, Brancaleoni si difese sostenendo di non aver commesso alcun illecito: i soldi sarebbero stati il frutto di consulenze effettuate a titolo personale.
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