Busi, nuovo capitolo delle vacche amiche

Lo scrittore in libreria oggi con un “plagio di se stesso”: protagonista il suo rapporto con le donne

VENEZIA. Precedenti non ne esistono, ma questo non sorprende vista la personalità di Aldo Busi. Qualcosa di simile ha fatto qualche anno fa Alberto Arbasino, con “Fratelli d’Italia”, ma il paragone non regge del tutto, e soprattutto non piacerebbe a Busi. Dunque oggi sarà in libreria “L’altra mammella delle vacche amiche” (Marsilio, p.466, 18 euro) che potrebbe sembrare la seconda parte di “Vacche amiche”, il precedente libro di Aldo Busi pubblicato sempre da Marsilio otto mesi fa. Solo che non è una seconda parte, è un testo molto più ampio (tre volte il primo) che ha fagocitato il gemello piccolo. Difficile dire quale sia il procedimento. Viene da pensare che Busi avesse scritto prima questo libro, salvo poi decidere di tagliarlo molto e presentarne una sorta di concentrato. Ma potrebbe anche essere il contrario: che in questi mesi (appunto come aveva fatto Arbasino con “Fratelli d’Italia”, però nell’arco di alcuni anni) Busi abbia ampliato in molte parti quel libro rendendolo tutt’altra cosa. Difficilmente Busi chiarirà la cosa, perché la sua spiegazione è che in questa seconda «autobiografia non autorizzata» lui plagia se stesso, non riscrivendolo ma operando uno «sradicamento finale in forma di romanzo», qualunque cosa questo voglia dire. Certo è che inizio e fine sono uguali, che il primo libro sta dentro il secondo, ma non come parte a se stante, disseminato piuttosto in tante parti diverse. E tuttavia anche questo ha poca importanza, perché i due libri vogliono essere del tutto autonomi sul piano costruttivo, ma anche sul piano del ritmo narrativo che qui si fa alluvionale.

Difficile dire di che si parla. Busi ama rispondere «di te» al lettore che fa questa domanda, ma parla in realtà molto anche «di sé», non mettendo in fila episodi della propria vita, ma raccontando il proprio incontro con alcune donne che sono state - dice lui - il suo amore intellettuale, che ha affiancato (rispettando una rigida separazione) l’amore sessuale riservato agli uomini. Ma le donne sono soprattutto lo specchio che permette a Busi di parlare del suo invecchiare, della solitudine, dei ricordi di una madre amata ma poco amorevole, e poi i romanzi letti, con giudizi spesso trancianti, l’invettiva sociale e politica. Tutto a pezzi ovviamente, smontato e rimontato seguendo un flusso di pensieri che non subisce interruzione, che naviga nel tempo e nei temi senza mai, però, apparire realmente scombinato. Le vacche amiche sono donne che lo hanno ammirato, anche devote per certi versi, ma incapaci di stare sul piano della parità, pronte a succhiare la sua personalità senza riuscire a dare l’equivalente in cambio. Non per povertà intellettuale o sentimentale, ma perché non totalmente donne, troppo prone all’immagine maschile della donna, che Busi rigetta con orrore, perché è il prodotto di quella società cattolica, repressiva, asessuata, maschilista che proprio non sopporta.

Nicolò Menniti-Ippolito

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