Carcere, il modello Padova diventa mostra
Il 98% dei detenuti lavoratori del Due Palazzi, una volta scontata la pena, trovano un’occupazione. Sono i numeri di quello conosciuto come il “modello Padova”, ossia del carcere in via Due Palazzi che attualmente ospita 600 reclusi, di cui 160 hanno un regolare contratto di lavoro con le varie ditte che hanno investito su di loro, decidendo di portare le loro attività all’interno delle mura carcerarie. Tra queste ci sono pasticcerie, aziende che fabbricano biciclette, pen drive, valigie, fino all’ospedale che ha aperto un servizio di call-center in carcere. Un dato impressionante, soprattutto se rapportato al resto del paese, dove in tutto sono detenute 55 mila persone, di cui solo 700 hanno un’occupazione. Il 23% dei prigionieri che lavorano quindi è costituito solo dal gruppo padovano, che grazie a un’infinità di realtà e associazioni (Cooperativa Giotto, Ristretti Orizzonti, Pallalpiede sono solo alcune di queste) contribuisce a rendere la casa circondariale un vero esempio di seconda chance. Per conoscere meglio le attività svolte dai detenuti del Due Palazzi, oggi alle 12,30 verrà inaugurata una mostra nelle scuderie del Comune (sarà aperta fino all’ 8 gennaio), “Vivere Dentro. Il carcere incontra la città”, realizzata con il contributo della Fondazione Cariparo e grazie al Gruppo Operatori Carcerari Volontari. «In un momento come questo, in cui tutti cercano di parlare alla pancia delle persone, viene da chiedersi perché vengano spesi milioni di euro per far lavorare i detenuti, invece che per i disoccupati» ha evidenziato Nicola Boscoletto della Cooperativa Giotto «ma oltre ad essere previsto per legge, non si tratta di una spesa ma di un investimento». Il recupero di un detenuto e la recidiva evitata fa risparmiare 40 milioni allo Stato, e quindi per ogni milione di euro speso se ne guadagnano 9, che poi possono essere investiti in qualsiasi altro progetto o sostegno agli italiani. (l.p.)
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova