Casa sull’argine Raniolo rischia il rinvio a giudizio

MONSELICE. Rischia il processo per concorso in abuso d’ufficio e per violazione di alcune norme del Testo unico in materia di edilizia, il dirigente del settore Urbanistica del Comune di Monselice, l’ingegnere Mario Raniolo, 61 anni residente a Padova in centro città. E con lui l’architetto monselicense Chiara Anali, 33 anni, e il geometra Paolo Anali proprietario dell’immobile al centro del caso. La richiesta di rinvio a giudizio è stata formulata dal pubblico ministero Sergio Dini: l’udienza preliminare è fissata per il prossimo 3 giugno davanti al gup padovano Mariella Fino, che dovrà decidere.
Senza mai interpellare il Genio civile era stata costruita un’abitazione vicino all’argine del Bisatto in base al permesso rilasciato dall’Ufficio tecnico comunale il 15 maggio 2012. Tutto in regola? Niente affatto, almeno secondo la procura. Tanto che Comune ha annullato il permesso e il privato si è ritrovato con quella casa al grezzo avanzato, in via del Porto 2, ma senza alcun provvedimento amministrativo che la “giustifichi”. Nel capo d’imputazione si contesta che il permesso era stato rilasciato nonostante la documentazione «presentata a corredo della richiesta» fosse incompleta, perché mancavano gli elaborati grafici relativi allo stato di fatto e di comparazione, il nullaosta idrogeologico, «documenti necessari per la regolarità della pratica». E, quel che è più grave, nonostante l’immobile risultasse all’interno dell’area di rispetto arginale. In pratica l’edificio è stato realizzato senza rispettare la fascia di 10 metri di distanza “dall’unghia dell’argine” del canale Bisatto, limite stabilito ai fini della tutela idrogeologica del territorio in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico.
Il Comune è corso ai ripari quando il “nodo” è venuto a galla. E il 9 marzo 2013 ha annullato in sede di autotutela il permesso di costruire rilasciato, mentre il genio Civile prima ha congelato la pratica, quindi ha espresso parere negativo sulla sanatoria richiesta per mancato rispetto dei limiti imposti dalla normativa in vigore. Una sanatoria sollecitata dall’architetto Chiara Anali, sostenendo che l’argine del canale rientrava nella proprietà privata e che l’edificio preesistente, demolito, era nella fascia di rispetto idraulico.
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