Case Ater, ecco come si lascia in eredità un alloggio a 10 euro al mese

Dovrebbe essere "Edilizia residenziale pubblica", ma le abitazioni si tramandano ai parenti anche con redditi fino a 80 mila euro. Il presidente Frasson: "Necessario rivedere i criteri"
SALMASO - INAUGURAZIONE CASE ATER VIA CRIMEA. FLAVIO FRASSON
SALMASO - INAUGURAZIONE CASE ATER VIA CRIMEA. FLAVIO FRASSON

PADOVA. Un alloggio Ater è per sempre. Lo dice la legge. Anche se nel frattempo la sorte ha svoltato generosamente. Di più: oltre 1.500 abitazioni sono affittate a un canone compreso tra i 10 e i 15 euro. Si tratta di alloggi destinati a persone in emergenza abitativa e con problemi economici cui, spesso se ne aggiungono di sociali, certo. Resta il fatto che, come spiega il presidente dell’ente Flavio Frasson: «Sono cifre che gridano vendetta. Basti pensare che, quando dobbiamo inviare delle comunicazioni, con le spese postali siamo già in perdita».

Il quadro. Nel Padovano l’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica gestisce 7.409 alloggi di proprietà: 6.911 a canone sociale - i primi risalgono al 1912 - e 498 a canone concertato. A questi si aggiungono i 1.722 appartamenti di proprietà del Comune di cui l’Ater ha la gestione. Complessivamente, degli 8.633 alloggi a canone sociale, 1.553 (il 18%), sono ancora affittati a canoni minimi, ovvero tra i 10 e i 15 euro al mese. La media, comunque, è di 124 euro, con l’affitto più alto a 500 euro: «Eppure» spiegano il presidente Frasson e il direttore Vittorio Giamburini «siamo in lotta continua contro la morosità». In questo scenario, il ricambio è molto esiguo e non tiene conto delle mutate esigenze degli inquilini: nel 2012 sono state 146 le nuove assegnazioni, nel 2011 198; 109, invece, gli alloggi attualmente sfitti in attesa di manutenzione. Dei 3.700 alloggi di proprietà dell’Ater in città, 350 sono assegnati a stranieri. Anche in questo caso, si tratta del dato storico, che riguarda cioè aggiudicazioni che risalgono a molti anni fa. Complessivamente, infine, sono 22.900 gli inquilini, di cui 2.550 stranieri.

Per sempre. Il problema più spinoso è, senza dubbio, l’assegnazione dell’alloggio pressoché a vita con un canone che viene fissato al momento dell’ingresso dell’affittuario (erano 22.388 euro per l’intero nucleo al momento del varo della legge nel 1996), mescolando storture a veri e propri casi sociali. Succede quindi che gli inquilini che nel corso degli anni hanno migliorato le loro condizioni economiche, non possano essere cacciati facilmente.

Al tempo la legge, ormai quasi ventennale, prevedeva un tetto massimo di tolleranza di aumento del reddito non oltre il 75%, ovvero un totale di 40 mila euro per un massimo di 24 mesi, contemplendo tuttavia gli aggiornamenti Istat per gli anni a venire: «Oggi non riusciamo ad allontanarli fino a un reddito di 80 mila euro l’anno» garantiscono presidente e direttore dell’Azienda. Non proprio entrate da indigenti. Se risultano incrementi nei controlli periodici, viene aumentato anche il canone.

Non finisce qui: il contratto di locazione si eredita. In caso di decesso dell’intestatario, subentrano nella titolarità i componenti del nucleo familiare in senso “elastico”, ovvero compresi i parenti «collaterali fino al terzo grado» (nipoti e zii) e le persone «non legate a vincoli di parentela o affinità»: basta sia certificata la convivenza nei due anni precedenti. Una serie infinita di possibilità.

Imu. Ma le singolarità non finiscono qui: il governo Monti ha previsto, infatti, che le Ater corrispondano per l’edilizia residenziale pubblica, l’Imu seconda casa. «Nel 2012 su un utile di 4 milioni, ne abbiamo versati nelle casse dei Comuni 3,2, togliendoli alle manutenzioni - spiega Frasson - per questo abbiamo lanciato un appello alle amministrazioni: se noi non abbiamo soldi per sistemare gli alloggi loro vedono ridotta la possibilità di assegnazione. Alcuni Comuni della cintura hanno accettato di ridurci l’Imu di tre punti in cambio dei lavori, mentre con Padova abbiamo un accordo per un contributo di 600 mila euro finalizzati al recupero degli alloggi chiusi in attesa di migliorie».

Piano vendita e riforma. La Regione ha approntato un «Piano strategico delle politiche della casa» ora al vaglio del Consiglio regionale. Salvo stravolgimenti, nel Padovano sono 4.750 le case vendibili (tra quelle costruite prima del 1990) agli inquilini, con un anticipo e sconti dal 25 al 45%. «Prima della crisi si era valutato che il 30% fosse disponibile all’acquisto, ma ora i numeri rischiano di essere fortemente ridimensionati così come le entrate previste dalla Regione, da cui avanziamo ancora 10,5 milioni. Il pericolo ulteriore è di dover introdurre anche l’amministratore di condominio per le situazioni miste che si verranno a creare in questo modo - ammonisce il presidente - sulle Ater serve una riforma in tempi rapidi che ci permetta di prevedere nuovi criteri di assegnazione, durata e calcolo dei canoni».

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