Causa contro Intesa riconosciuti ai portinai arretrati e stipendio

padova. Il giudice dà ragione ai portinai di Intesa San Paolo, vittime di un cambio di appalto per la gestione del servizio che aveva modificato il loro contratto e dimezzato le retribuzioni. A darne...

padova. Il giudice dà ragione ai portinai di Intesa San Paolo, vittime di un cambio di appalto per la gestione del servizio che aveva modificato il loro contratto e dimezzato le retribuzioni. A darne notizia è Adl Cobas, che ha seguito la vicenda sindacali e giudiziarie di una quindicina di dipendenti (sui circa 30 lavoratori delle portineria dell’istituto bancario a Nordest) passati dal contratto multiservizi applicato da Revolution Srl a quello dei servizi di sicurezza imposto da Sicuritalia, nel frattempo venuta a sostituire Revolution nella gestione dei servizi di portineria. «Si tratta di operatori che da uno stipendio medio di 1200-1300 euro al mese» spiega l’avvocato Ettore Squillace di Adl Cobas «erano passati a 700 euro mensili circa, a parità di mansione, ore lavorate e responsabilità. Un vero e proprio depauperamento arbitrario legato ad un appalto che aveva visto l’entrante Sicuritalia proporre un prezzo del servizio ben più vantaggioso della precedente società appunto scaricando i costi sui lavoratori». Dopo una protesta spontanea conclusasi con l’accettazione delle nuove regole da parte di quasi tutti i dipendenti coinvolti, costretti a firmare un contratto peggiorativo sotto la minaccia del licenziamento, una 15 di operatori decise di fare causa al nuovo datore di lavoro. «Con una sentenza rapida e chiara» continua l’avvocato di Adl Cobas «il Tribunale di Padova ha condannato Sicuritalia a corrispondere con decorrenza dall’ottobre 2016, cioè dall’ingresso della nuova società nella gestione del servizio, tutte le differenze retributive e di adeguare gli stipendi anche per il futuro. In sostanza si tratta di oltre 6000 mila euro a testa di arretrati a cui si aggiungono stipendi da 1300 euro al mese. Una vittoria che apre nuove prospettive rispetto a molte cause che abbiamo in piedi riguardo ai cambi di appalto e che coinvolgono, solo per quanto riguarda Adl Cobas, alcune centinaia di lavoratori dei settori dove la terziarizzazione dei servizi è più frequente». —

R. S.

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