Chat hot con minorenne Due indagati per le foto porno inviate da lei

PROVINCIA

Una chat di Telegram per incontri a luci rosse, con scambio di foto hot e magari anche di recapiti telefonici per qualche appuntamento sempre alla ricerca di nuove emozioni. Quell’esperienza online è costata un patteggiamento a due anni di carcere (sia pure con la sospensione condizionale) per un impiegato udinese quarantenne (la sentenza è del 22 settembre scorso) e un’inchiesta (ancora aperta) per detenzione di materiale pedopornografico a carico di un trentenne di Catania e di un bolognese. La vittima è sempre la stessa, una ragazzina padovana di 13 anni e mezzo che, all’apparenza, sembra una ventenne di fisico ma (evidentemente) non di testa. Tanto da chattare con uomini adulti e molto più grandi di lei. In un caso si era anche incontrata per due volte con l’udinese con il qualche aveva avuto un incontro ravvicinato. Al catanese e al bolognese, invece, aveva inviato un paio di foto fatte con l’autoscatto e riprese dall’alto: lei, nuda, e in parte ben visibile. E i due? Avevano risposto trasmettendo a loro volta una foto con il dettaglio di una parte anatomica. Era stata la sorella della ragazzina a rendersi conto dei contatti particolari di quest’ultima. Da qui il tentativo di capire meglio controllando pc e cellulare della sorella, e poco alla volta la tredicenne ha cominciato a raccontare quelle sue conoscenze “grandi”. I genitori presentano denuncia ai carabinieri e parte l’indagine del pm Sergio Dini. Cellulare e pc della minore vengono affidati al consulente informatico della procura Luigi Nicotera che li controlla a fondo. E benché la giovanissima avesse cancellato tanto l’app telegram quanto il gruppo di appartenenza, il tecnico è riuscito a individuare gli interlocutori della ragazzina, con messaggi e foto scambiate (solo con due uomini). Così il catanese e il bolognese sono stati indagati per detenzione di materiale pedopornografico: il reato è di competenza della Direzione distrettuale antimafia e i fascicoli sono stati trasmessi alle Dda di Catania e di Bologna. —



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