Chiuso il pronto soccorso dell’ospedale di Este

ESTE. Alle 6.52 arriva “l’uomo delle chiavi”, che saluta infermieri, medici e operatori e aspetta le 7 in punto per chiudere, probabilmente per la prima volta in tanti anni, la bussola d’ingresso al pronto soccorso. «Siete pronti? Posso?», chiede il custode con un pizzico di amaro paternalismo e di sensibile comprensione, quasi come fosse davanti ai parenti di un malato al quale si stacca la spina. Sono le 7 di domenica mattina e, dopo decenni, chiude il pronto soccorso di Este.
Gli ultimi pazienti. L’ultima paziente a mettere piede nel pronto soccorso atestino è stata una ragazza di 36 anni di Montagnana: si è presentata all’una per una colica renale. Poco prima era toccato a un estense, arrivato in via San Fermo per un taglio domestico. Per il resto l’ultima notte del punto d’emergenza atestino passa tranquilla, coordinata dal medico Enzo Chemello e da altri sei tra infermieri e operatori. Alcuni di loro, come Claudio Sevarin, lavorano al pronto soccorso di Este da 23 anni.
Il rituale. Il “funerale” del pronto soccorso segue quasi un rituale. Dimesso l’ultimo utente, nel cuore della notte, il personale sanitario ne approfitta per un veloce brindisi d’addio. Alle 6.45 c’è lo stop all’accettazione di nuovi pazienti: un infermiere abbassa la veneziana blu e poi chiude a chiave l’ingresso laterale della sala d’attesa, ponendo davanti all’accesso anche una fila di sedie ad ulteriore sbarramento. Alle 6.50 trilla il telefono: si pensa a un’emergenza ma in realtà è il dottor Nicola Annunziata, direttore dell’Unità operativa di pronto soccorso, che vuole sincerarsi che tutto sia filato liscio e farsi sentire in questo giorno storico. Alle 6.52, arriva “l’uomo delle chiavi” che suona il campanello del reparto e, davanti agli infermieri, fa tintinnare il mazzo di chiavi facendo capire che è quasi arrivato il momento. Allo scoccare delle 7 il custode blocca definitivamente la porta a vetro della bussola d’ingresso, che probabilmente prima di ieri mattina non aveva mai smesso di funzionare. Per i lavoratori c’è giusto il tempo di fare una foto di gruppo sotto la targa che ricorda il primario emerito Francesco Blotta e di salutarsi emozionati, dandosi l’appuntamento al pronto soccorso di Monselice e poi a quello di Schiavonia. Per il personale sanitario l’avventura ad Este è terminata. La palla, o meglio il mocio in questo caso, passa all’addetta delle pulizie per l’ultima lucidata al pavimento.
Il servizio. Il pronto soccorso atestino, peraltro teatro di spiacevoli infiltrazioni di pioggia nella sala d’attesa tamponate da stracci e asciugamani, è chiuso per sempre. A Este rimarrà comunque per almeno una settimana un’ambulanza con medico, per essere utile a eventuali utenti che non siano aggiornati sulla chiusura e che si presenteranno ignari a Este (d’altro canto, «a Conselve c’è gente che cerca il pronto soccorso anche dopo anni che è dismesso», ricorda un infermiere). Dal 17 chiuderà anche il pronto soccorso di Monselice e l’unico attivo sarà quello di Schiavonia.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova