Cinghiali, installati 1.400 dissuasori sui Colli. Arrivano i recinti per le maxi catture
I dispositivi emettono suoni e flash contro gli attraversamenti. L’ente si avvale ora di Pig Brig, tecnica di ultima generazione

In piena notte può capitare di incrociare un’ombra massiccia che attraversa la strada senza preavviso. È un cinghiale e l’impatto con un’auto può avere conseguenze serie. Episodi simili, nei Colli Euganei, sono tutt’altro che rari. Per prevenire questi incidenti, sono stati installati 1.400 dissuasori lungo i tratti più critici della viabilità collinare, come Galzignano Terme, Vo’ e Arquà Petrarca.
Si tratta di dispositivi ottici, acustici e radar che si attivano con il passaggio dei veicoli, emettendo suoni e flash per scoraggiare gli animali dall’attraversare la carreggiata.
L’intervento, finanziato dalla Regione Veneto con 79 mila euro, punta a rendere più sicure le strade: «Abbiamo collocato i dissuasori dove si sono registrati più incidenti o in vicinanza alle abitazioni, in cui non si può intervenire con altre modalità», spiega il presidente del Parco Colli, Alessandro Frizzarin, «sono aree dove i cinghiali si muovono con frequenza e in cui il rischio è alto».
Il sistema, già utilizzato in altre zone d’Italia, si basa sull’effetto sorpresa: il flash o il suono improvviso dovrebbe bloccare l’animale ed evitare l’attraversamento. Non ci sono dati precisi su quanti ungulati siano presenti nei Colli, ma il loro contenimento è una sfida aperta da anni.
Per questo il Parco ha rafforzato anche le misure di abbattimento. L’ultimo intervento, compiuto in una sola notte nella zona di Vo’, ha portato alla cattura di 47 esemplari.
Un numero eccezionale, reso possibile grazie all’impiego dei nuovi recinti mobili Pig Brig, forniti dalla Regione: «Sono recinti americani di nuova generazione, realizzati con una rete circolare», spiega Frizzarin. «Li installiamo dove c’è un passaggio frequente, foraggiamo gli animali per 7-10 giorni, li abituiamo a entrare, poi facciamo scattare il meccanismo. Più si muovono, più restano intrappolati. E poi agiscono i selecontrollori».

Il presidente sottolinea che l’efficacia è tale che quanto fatto in una notte corrisponde al lavoro di una squadra in un mese e mezzo. Uno strumento concreto, ma che potrebbe sollevare perplessità da parte di chi difende gli animali, sapendo che i cinghiali vengono abbattuti uno dopo l’altro, mentre restano intrappolati insieme, vicini ai corpi senza vita dei propri simili, incapaci di fuggire e consapevoli di ciò che sta accadendo.
Nonostante gli abbattimenti si protraggano da anni, non si è ancora trovata una soluzione davvero efficace.
Le segnalazioni di danni alle colture e gli impatti stradali infatti continuano, e con la primavera, tra semine e fioriture, la pressione della fauna aumenta: «Siamo in un periodo critico e per questo stiamo intensificando le attività di controllo», conferma Frizzarin, «abbiamo incontrato le confederazioni agricole, molto preoccupate, e da parte nostra confermiamo l’impegno a trovare un equilibrio per la tutela delle colture», conclude il presidente del Parco.
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