L’addio di Cittadella a Giancarlo Pavin: «Nonostante i successi è sempre rimasto semplice»
I funerali dell’imprenditore e vicepresidente dell’As Cittadella, il ricordo commosso del figlio: «Non potrò più dire la parola “papà”, ma sono certo che quando i miei figli mi chiameranno così, lo sentirò vicino a me»

Oltre mille persone si sono strette nel pomeriggio di giovedì 5 giugno attorno alla famiglia di Giancarlo Pavin per l’ultimo saluto a un uomo che ha segnato profondamente la vita economica, sportiva e sociale di Cittadella.
Il Duomo non è riuscito a contenere l'ondata di affetto e commozione per la sua scomparsa, avvenuta sabato scorso a 83 anni in modo improvviso, dopo una tragica caduta dalle scale nella sua abitazione.
Pavin, imprenditore stimato e vicepresidente dell’As Cittadella, è stato ricordato con parole cariche di emozione dall’arciprete Luca Moretti durante l’omelia: «È stato un uomo che nella vita ha raggiunto tanti traguardi – compassione, amore, umiltà, altruismo e coraggio – ma che, nonostante i successi, è rimasto sempre semplice. Il suo era uno stile umile, accompagnato da un sorriso garbato e delicato, capace di mettere tutti a proprio agio».
Anche il presidente dell’As Cittadella, Andrea Gabrielli, ha voluto rendergli omaggio, ricordando il forte legame che lo univa a suo padre Angelo, fondatore della società granata: «Era un uomo del fare, dava sicurezza. Le sue doti colpirono mio padre, che lo volle al suo fianco per costruire la storia del Cittadella Calcio. Era il mio vice, ma lo faceva con discrezione. Anche nei momenti difficili, come durante la retrocessione, sapeva trovare le parole giuste per rincuorare la squadra e tutta la società».
Tra i ricordi più toccanti, quello del figlio Massimo che ha raccontato della profonda relazione costruita con il padre soprattutto negli ultimi anni: «Sabato abbiamo passato una bella giornata insieme, l’ultima della sua vita. In questi anni il nostro rapporto si è fatto più profondo, pieno di racconti, di aneddoti sul calcio, sulla sua gioventù, ma anche sulle sue fragilità. È stato felice, e questo per me conta molto. I genitori non muoiono mai: diventano invisibili, ma rimangono accanto a noi. Non potrò più dire la parola “papà”, ma sono certo che quando i miei figli mi chiameranno così, lo sentirò vicino a me».
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