Cittadellese nel resort assaltato: "Vi racconto l'inferno di Hurghada"

CITTADELLA. Il terrore, gli spari. Poi un uomo a terra, colpito a morte. Un altro ferito gravemente alle gambe e tre turisti presi in mezzo, tra il fuoco dei poliziotti e i coltelli dei giovani assalitori, a loro volta feriti. Nell’infermo di venerdì sera a Hulghada, perla egiziana sul Mar Rosso, c’era anche una cittadellese, Giulia Crivellaro. Che ieri, passati lo choc e la paura, si è fatta viva con parenti e amici a casa per raccontare quello che ha visto. «L’Is non c’entra nulla nell’assalto di venerdì sera all’hotel Bella Vista», chiarisce subito Giulia che, emigrata in Egitto da oltre 15 anni, abita vicino all’albergo e ha assistito all’assalto attribuito a terroristi islamici. In realtà erano rapinatori, assicura la donna, diventati poi terroristi nel tam tam mediatico, anche per la contemporaneità tra il loro raid e i tragici attentati a Giza e al Cairo rivendicati invece dai miliziani dell’Is.

Giulia Crivellaro si è fatta viva con familiari e amici a Cittadella per tranquillizzarli. Vive dal’99 a Hurghada, dove gestisce un asilo nido internazionale. Ha due figlie, di 13 e 9 anni, che l’altra sera erano in casa con lei. «Vivo nelle vicinanze del Bella Vista», racconta, «e non è stato un attacco terrorista, niente bandiere Is, niente morti, niente bombe». L'hotel di Hurghada, perla balneare del Mar Rosso, si trova nella centralissima Sheraton Road ed è frequentato quasi esclusivamente da turisti dal Nord Europa e dalla Russia.
Quello che è successo davvero è che «due ventenni hanno tentato di rapinare la cassa centrale dell'hotel armati di coltelli e di una pistola giocattolo», spiega Crivellaro. Un raid al quale la polizia egiziana, allertata dai continui attentati, ha preso tremendamente sul serio, non esitando a sparare sui banditi. Il bilancio è di tre turisti feriti (due austriaci, uno svedese), di un rapinatore ucciso (uno studente di 22 anni) e di un secondo «gravemente ferito». Entrambi erano armati, conferma la versione del dicastero, precisando che «si sono infiltrati venerdì sera nell'hotel attraverso il ristorante che dà sulla strada e hanno minacciato gli ospiti con armi bianche». Ma subito è emersa una ricostruzione diversa, in particolare da parte di Al Arabiya, che ha fatto circolare la notizia che uno degli assalitori avesse una cintura esplosiva e inneggiasse ad Allah. Nulla di tutto questo, assicura Giulia Crivellaro: tanta paura, questo sì, ma è comunque una tentata rapina finita male. Intanto, fa sapere, i tre turisti rimasti leggermente feriti «stanno bene e sono già stati dimessi dall’ospedale». Infine chiosa rassicurante: «Qui a Hurghada regna la totale normalità».
Lo conferma anche Alberto Barattini, console onorario italiano in Egitto: «Sono stato bombardato da tv e quotidiani italiani alla bramosa ricerca di bombe, bandiere nere e tutto quanto potesse in qualche modo eccitare gli animi». E aggiunge: «È sufficiente che si verifichino episodi di normale criminalità perché subito prendano un respiro internazionale, creando un danno devastante. Nei prossimi giorni, nessuno ricorderà più quello che è successo al Bella Vista, ma tutti avranno in mente bombe, bandiere nere e cinture esplosive a Hurghada».
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