Confermate le condanne ma ridotte le pene per cinque dirigenti Etra
CITTADELLA. Morte dell’operaio di Etra Gino Bortollon: la Cassazione conferma le condanne per il decesso del trentanovenne capoturno rimasto stritolato, nella tarda serata dell’8 marzo 2010, nel megadigestore di quartiere Prè, a Bassano del Grappa. Ma ora la Corte d’Appello di Venezia dovrà attenuare la pena (sospesa) di dieci mesi di reclusione. Ad essere ritenuti responsabili in primo grado nel 2015 erano stati Stefano Svegliado, 51 anni, all'epoca presidente del consiglio di gestione di Etra; Walter Giacetti, 50 anni, dirigente della divisione Ambiente della mutiutility; Daniela Sostero, 64 anni, responsabile del servizio di protezione e prevenzione; Luca Cappellesso, 47 anni di Preganziol, responsabile del digestore anaerobico di Prè; Enzo Cremonesi, 74 anni di Goito (in provincia di Mantova), amministratore di Crai srl. L'accusa era di omicidio colposo. L’operaio, di Mussolente, era salito sul nastro trasportatore per liberare il macchinario – un rivolta-cumuli, dai resti vegetali si ottiene humus per concimare – che era rimasto inceppato. Senza rendersene conto aveva azionato il radiocomando, mettendo così in funzione la pedana mobile che l'aveva trascinato verso la fine. La pena di dieci mesi era rimasta inalterata in Appello, nonostante i giudici avessero scritto che la pena equa era di sette mesi e andava poi conteggiata l'attenuante del risarcimento pagato ai familiari di Bortollon. Ma la Corte lo aveva dimenticato nel dispositivo. I supremi giudici della quarta sezione, se riconoscono che «è rinvenibile una concorrente condotta colposa del lavoratore», perché possa ritenersi «abnorme e idonea ad escludere il nesso di causalità tra la condotta del datore di lavoro e l'evento lesivo» ci vuole altro. Non tanto che il comportamento della vittima sia stato imprevedibile, quanto «che sia tale da attivare un rischio eccentrico o esorbitante della sfera del rischio governata dal soggetto titolare della posizione di garanzia». E così la colpa di Svegliado era stata quella di non aver previsto una procedura ad hoc in caso di materiale sovraccaricato; quella di Giacetti di non aver vigilato sull'addestramento dei lavoratori per l’accesso alle zone a rischio; Cappellesso doveva verificare che i lavoratori fossero addestrati ad entrare, in caso di sovraccarico, solo a macchina spenta. —
S.B..
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