Correzzola, muore capottandosi con la carrozzetta

Il 53enne disabile di Civè trovato agonizzante sull’asfalto a Brenta d’Abbà: è spirato poco dopo l’arrivo all’ospedale

CORREZZOLA. Doveva essere una domenica serena, trascorsa in allegria tra gli affetti più cari. Il pranzo in famiglia, con chi gli voleva più bene e gli era vicino nonostante le difficoltà di convivere con una malattia invalidante. Poi un giro all'aria aperta, a godersi una giornata che prometteva una schiarita dopo una mattinata di nuvole e pioggia, a godersi per un altro po’ il tepore del sole ancora estivo.

Invece il destino, tremendo e spietato, si è accanito ancora una volta, senza un perché. A lasciare tutti senza una parola, alla ricerca di una motivazione che non esiste per una tragedia che invece ha colpito una famiglia unita e amorevole.

Corrado Canato aveva 53 anni e da qualche anno era stato colpito da Sla. Una malattia che, nonostante lo avesse debilitato fisicamente, non gli aveva ancora strappato la voglia di vivere, di lottare e di godersi fino all'ultimo e con pienezza ogni giornata. La famiglia, la moglie, il figlio. E una carrozzina motorizzata che gli permetteva di spostarsi autonomamente, di girare per le strade, di sentirsi ancora autosufficiente, libero e spensierato.

Ieri pomeriggio, dopo avere pranzato nella casa dei genitori a Civè di Correzzola, aveva deciso di fare un giretto, come tante altre volte in passato.

Ha salutato tutti ed è partito con il mezzo che aveva sempre padroneggiato. Nessuno avrebbe mai immaginato fosse l'ultima volta che lo vedeva. Dopo pochi chilometri, in via Castaldia a Brenta d'Abbà, però è caduto. Potrebbe essere stato a causa di un malore, di una distrazione o di un buca sull'asfalto. Poco conta a questo punto. Quando lo hanno trovato disteso a terra e sono stati chiamati i soccorsi era ancora vivo, anche se privo di conoscenza.

I sanitari hanno cercato di rianimarlo sul posto, per poi lanciarsi a sirene spiegate in una disperata corsa in ambulanza verso l'ospedale. Corrado purtroppo non ce l'ha fatta.

Aveva vissuto la maggior parte della sua vita a Civè, dove era rimasto anche dopo il matrimonio e la nascita del figlio. Solo negli ultimi anni, a seguito dell'insorgere della malattia, si era trasferito a Padova per curarsi.

Non mancava però di tornare appena possibile alla casa di famiglia intorno alla quale vivono anche i parenti più stretti. La carrozzina motorizzata era diventata la sua seconda pelle. Ne aveva pieno possesso ed era diventato molto esperto nell'uso.

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