Cpl Concordia, appalti per 35 milioni

Trentacinque milioni di euro per due distinti appalti gestiti da Veneto Acque, società partecipata al cento per cento dalla Regione e che si occupa anche del sistema degli acquedotti in Veneto. Soldi, questi, finiti (anche) nelle casse della Cpl Concordia (la coop coinvolta nell’inchiesta di Ischia per le presunte tangenti per la metanizzazione dell’isola), capofila insieme alla Clea di Campolongo Maggiore di due progetti per la costruzione di altrettanti acquedotti nel Padovano (i lavori sono terminati tra il 2012 e 2013) e interamente finanziati con soldi pubblici. Dunque, se da un lato Cpl Concordia contribuiva a finanziare - stando a quanto riferito dal Fatto Quotidiano - la campagna elettorale dell’ex ministro Flavio Zanonato per le Europee del 2014 (quattromila euro), o la Fondazione di Massimo D’Alema e la Festa Democratica di Padova del 2012, dall’altra faceva affari con la Regione, senza distinzione se al vertice ci fosse Forza Italia o Lega Nord. Una capacità di stare sul mercato che le ha permesso di mettere radici nel territorio, aprendo una sede in città e dando lavoro a 61 dipendenti. La cooperativa emiliana ha vinto gli appalti grazie a delle Ati (associazioni temporanee di impresa) di cui è sempre stata capofila insieme a Clea.
Da Cadoneghe a Piazzola. Il primo dei due lavori è stato la costruzione della condotta di 19 chilometri da Cadoneghe a Piazzola sul Brenta del costo complessivo di 16 milioni 423 mila 422 euro, commissionato da Veneto Acque, società pubblica nata nel 2003 con sede a Mestre, al cui vertice c’è Francesco Betto, (manager di Etra), con vicepresidente Luciano Todaro (capogruppo della Lega Nord di Bassano) e Virgilio Asileppi (veronese, democristiano, finito nel mirino dei giudici per alcune opere nel veronese all’epoca di Tangentopoli). In questo appalto Cpl aveva il 35 % , Clea circa il 40%, mentre il restante era suddiviso tra la ditta di costruzioni campana Ritonnaro srl (con il 21%) e la Sitta con il 2,79 per cento.
Da Cavarzere alla A/4. «In breve l’opera riguarda le tratte 7, 8 e 9 dello “schema” con tracciato lungo 33 chilometri», si legge sulla pagina web che spiega “le reti condotte idriche Veneto Acque”, «che parte dall’interconnessione della A/13 con la A/4 e arriva a Cavarzere passando per Saonara e Piove di Sacco. Ad aggiudicarsi questo appalto (terminato nel 2013) è stata l’Ati formata dalle capofila Cpl Concordia (per il 20,68%) e Clea di Campolongo (per il 27,67%), Intercantieri Vittadello (22,6%), Costruzioni Mantovani (23,55%), e Fip Industriale con il 10,4%. Tutte aziende che nel recente passato sono rimaste coinvolte anche indirettamente in inchieste, alcune ancora in corso. La Clea e Mantovani per quella del Mose, Intercantieri Vittadello (uno dei boss di Mafia Capitale era entrato in incognito in affari con l’azienda di Limena) e la Fip per presunti legami con la mafia (l’allora a.d. finì in carcere, poi fu prosciolto). L’importo per questo appalto - interamente finanziato dalla Regione - è stato di 17 milioni, 530 mila 106 euro, e come detto, è stato terminato nel 2013. «All’epoca abbiamo fatto tutte le prove del caso e l’opera è stata accettata da Veneto Acque come a norma», ha sottolineato l’ingegner Alberto Vielmo, direttore generale di Veneto Acque. «Si chiamano le autostrade dell’acqua», avevano spiegato i tecnici della Regione, durante la presentazione dei progetti. E in effetti ne hanno le prerogative. Soprattutto per quanto riguarda i costi di realizzazione.
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