Crac pilotati e soldi spariti inflitte condanne per 28 anni

Pene più severe per i consulenti del gruppo campano, nei guai tre imprenditori Acquisivano aziende in crisi intestandole a prestanome e facendole fallire
BARON - OPERAZIONE MANLEVA. DA SX: RENATO CHICOLI, GIULIANO POLITO BARON - OPERAZIONE MANLEVA.
BARON - OPERAZIONE MANLEVA. DA SX: RENATO CHICOLI, GIULIANO POLITO BARON - OPERAZIONE MANLEVA.



Da una parte bancarotte pilotate di aziende ormai decotte e giri di prestanome, dall’altra imprenditori in crisi costretti a “fidarsi” di chi era meglio tenere a distanza. I resti di quella che era stata l’inchiesta sul “clan Catapano” – inchiesta frantumata e finita in varie procure italiane con esiti diversi – ha segnato il capitolo conclusivo, almeno in primo grado, con la sentenza pronunciata dal tribunale di Padova che ha inflitto condanne per complessivi 28 anni nei confronti dei sei imputati.

La pronuncia

Ecco le sanzioni: 8 anni e 6 mesi per l’avvocato del foro di Napoli Elio Buonaiuto, 70 anni di Ottaviano (la richiesta del pm Giorgio Falcone 6 anni e 8 mesi); 9 anni e 9 mesi per l’ex funzionario di banca pisano Alessandro Cassioli, 58 anni di Cascina (la richiesta 9 anni e 2 mesi); 3 anni e 6 mesi per Salvatore Cascarino, 35 anni di Mondragone in provincia di Caserta (la richiesta 5 anni e 6 mesi); 4 anni e 3 mesi per Giorgio Barbiero, 73 anni di Noale nel Veneziano (la richiesta 3 anni e 9 mesi); 2 anni con la sospensione condizionale della pena per Rosanna Zanotto 58 anni di Selvazzano (pari alla richiesta); 3 anni e 6 mesi (pari alla richiesta) per Piero Gasparini, 57enne residente ad Albignasego, ex marito dell’impiegata Isabella Noventa uccisa nel gennaio 2016 dal trio diabolico formato dai fratelli Sorgato con l’amica veneziana l’ex tabaccaia di Camponogara, Manuela Cacco. Le difese affidate ai legali Raffaele Leanza e Luigi Iannettone (per Buonaiuto e Cassioli), all’avvocato Ernesto De Toni (per Barbiero e Gasparini), agli avvocati Davide Pessi e Jacopo Al Jundi (per Zanotto).

Le accuse

Bonaiuto e Cassioli sono stati chiamati a rispondere dei reati più gravi come alcuni episodi di bancarotta fraudolenta, patrimoniale e documentale (in alcuni casi con l’aggravante di aver cagionato un danno di rilevante gravità) in relazione al crac di imprese come Emmepi Costruzioni Generali con sede a Maserà (soci Gasparini e Mirko Niero, uscito di scena in quanto è morto); ZetaTre srl situata a San Giorgio in Bosco (amministratore unico Barbiero); Talmec srl di Vignola (Modena) e la ditta individuale “Maglieria Confezioni Rosanna Zanotto” con sede a Rubano. Bonaiuto è stato condannato anche per sostituzione di persona. Ecco come funzionava il meccanismo. Nel 2008 Emmepi, investita dalla crisi dell’edilizia, naviga in cattive acque. I soci Niero e Gasparini cercano di salvare il salvabile: tramite un sito Internet vengono in contatto con l’ex bancario Cassioli che opera per il gruppo Catapano, un clan campano che aggancia aziende in difficoltà. Aziende di cui – si scoprirà poi – intascava i crediti tramite società satellite, poi le intestava a prestanome facendole fallire. Gasparini e Niero tentano di ripianare il passivo di oltre 760 mila euro investendo 100 mila euro. Ma non serve. Pochi mesi prima del fallimento – sotto la regia di Buonaiuto e Cassioli – i due cedono le quote al prestanome Cascarino che diventa socio unico e amministratore, la denominazione sociale cambia in Casca sas e la sede legale dell’impresa (sede che in realtà è solo sulla carta) viene trasferita a Salerno. Risultato: azienda svuotata, nessun salvataggio come speravano i titolari e documentazione contabile dispersa.

Più o meno lo stesso copione accade per le altre ditte coinvolte come il maglificio della Zanotto (trasformato nella società Bal.Gia srl con sede a Roma intestata a una prestanome) e la ZetaTre srl del veneziano Barbiero (passivo di oltre 3 milioni di euro alla fine del 2010). Srl che passa a un prestanome ed è trasferita (formalmente) a Torino; poi la cessione delle quote a una società straniera. —



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