Cvs, Rovigo rema contro la fusione
ESTE. La percentuale dei "no" oggi è ancora virtuale, ma è più che sufficiente per far tremare i promotori della fusione. La soglia polesana del 34%, che affosserebbe il matrimonio, è infatti vicina, e a renderla più che mai concreta è stato giovedì pomeriggio il consiglio comunale di Rovigo, che ha deliberato l'opposizione al progetto di fusione per incorporazione tra Centro Veneto Servizi e Polesine Acque, due tra i principali enti gestori della risorsa idrica del Basso Veneto. La fusione interessa 111 Comuni, 59 afferenti al Cvs di Monselice e il resto all'ente idrico rodigino. Il 41,44% delle assemblee comunali dei Comuni di Cvs ha deliberato a favore della fusione e solo tre municipalità (Barbona, Bovolenta e Carceri) hanno bocciato il processo. In ambito Cvs sarà necessario raggiungere il 50% più 1 dei voti favorevoli per approvare la fusione, dunque il successo pare alla portata. Più tormentata è la situazione in casa di Polesine Acque, dove la percentuale di adesioni al progetto di fusione è più alta e deve toccare il 66,67% delle quote detenute dai Comuni (percentuale che in realtà deve essere formalmente ritoccata visto che Porto Viro è commissariato e non partecipa all'assemblea). Non viene preso in considerazione il numero di Comuni, quanto il peso delle azioni che i Comuni detengono. In terra polesana hanno già votato contro la fusione Trecenta, Giacciano, Gavello. Giovedì è arrivato il pollice verso di Rovigo - Comune che pesa per il 17% - e sono orientati a dire "no" i consigli comunali di Adria, Stienta, Crespino, Gaiba, Lusia, Papozze, Ficarolo, Villanova del Ghebbo. Questo gruppo somma circa il 29,5%. Calto, Comune che detiene il 3,5% di quote, è indeciso, ma è più vicino alla bocciatura, e critici sono pure Cavarzere e Castagnaro (veneziano il primo, veronese il secondo, con 1,5% di quote a testa). Chi parteggia per la bocciatura della fusione assicura di aver fatto bene i calcoli e di aver superato il 34% delle quote contrarie. La prova del nove arriverà solo quando tutti i consigli comunali avranno deliberato e poi a maggio, mese in cui si terrà l'assemblea dei soci, nella quale sarà necessaria la presenza in aula dei due terzi delle quote. Tra queste, dovranno votare a favore i due terzi dei presenti. Raggiungere il 34% significa, per i fautori del no, assicurarsi la bocciatura del processo di fusione anche a quote tutte presenti. Il possibile tracollo del progetto di fusione non smuove la sponda padovana: dal Cvs, il vicepresidente Piergiorgio Cortelazzo nicchia: «Prendiamo atto della decisione del Comune di Rovigo e dei calcoli annunciati, ma ogni valutazione ha senso solo quando le assemblee comunali avranno deliberato».
Nicola Cesaro
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