Dal libro di Franzoso il nuovo film di Costanzo

PADOVA. Si intitola “Hungry Hearts” - come una canzone di Springsteen - ed è ambientato a Brooklyn, ma è tratto dal libro “Il bambino indaco” dello scrittore padovano Marco Franzoso il nuovo film di Saverio Costanzo: le riprese si concluderanno entro i prossimi dieci giorni, il titolo è già nei listini 2014.
Della sceneggiatura specifico si sa ben poco, la sinossi diffusa è molto sintetica: il film parla del rapporto di una coppia, che si incontra per caso a New York, messo alla prova quando i due si trovano ad affrontare una circostanza di vita o di morte. Chi ha letto il libro sa che il racconto di Franzoso parla di una giovane coppia costretta ad affrontare una grave crisi che mette a dura prova la vita del loro figlio piccolo. Il titolo “Hungry Hearts” ovvero cuori affamati sembra rimandare all’altro grande tema del libro, la fame appunto.
La protagonista femminile, che sullo schermo avrà il volto della bravissima Alba Rohrwacher, ha grossi problemi di alimentazione, non perché anoressica ma perché aderisce a una setta che vede nell’alimentazione ordinaria un ostacolo per il corretto vivere. Il protagonista maschile, che sullo schermo sarà Adam Driver (visto nel serial “Girls”) prende lentamente coscienza di quello che accade alla compagna. Il tutto si complica quando a risentire della filosofia della madre è il bambino neonato: secondo lei, è un “bambino indaco” e per questo deve essere (de)nutrito con gli elementi più puri che esistono in natura, non da ultimo con la luce.
«I diritti del libro erano stati acquistati dalla casa di produzione Wildside di Saverio Costanzo» spiega Franzoso «ma il dialogo tra cinema e letteratura è spesso fatto di progetti che si innescano e poi non trovano compimento. Sapevo dell’interesse diretto di Costanzo non solo per la produzione, ma anche per la regia».
Che Saverio Costanzo sia un produttore attento e importante per il cinema italiano lo si sapeva gida qualche anno. La sua Wildeside aveva già permesso al libro “Io e te” di Nicolò Ammaniti di diventare un film con la regia di Bernarndo Bertolucci. Anche “La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano era diventato film proprio grazie alla produzione e alla regia di Saverio Costanzo (e con la Rohrwacher alle prese con l’anoressia). Franzoso, tutavia, non sapeva che il film fosse in lavorazione: «La vicenda che racconto vede in Padova uno scenario, ma il vero set, per dirla in termini cinematografici, sono le mura della casa in cui vivono i miei personaggi. Penso che questa sia veramente una storia internazionale. La vicenda che racconto ha a che fare molto con il contemporaneo e quindi lo spostamento nella metropoli per eccellenza può dare un respiro di cui il cinema ha più bisogno. Il tema delle sette e delle disfunzioni alimentari poi è più presente nella cultura anglosassone rispetto alla nostra».
Lo scrittore non sa cosa abbia colpito il regista, del libro: «Penso che nel suo cinema il tema del corpo sia particolarmente sentito, non a caso lo si ritrova anche in “La solitudine dei numeri primi”. So anche che Costanzo è un vero e proprio autore e sono curioso di scoprire che taglio deciderà di dare a questa storia».
Saverio Costanzo con i suoi tre film ha partecipato a tutti i principali festival internazionali. “Private” vinse a Locarno, “In memoria di me” e “La solitudine dei numeri primi” sono passati a Berlino e Venezia. I tempi di “Hungry Hearts” sembrano perfetti per la selezione di Cannes.
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