«Domenico era solo quando è caduto»

Una morte in solitudine. Domenico Maurantonio sarebbe “volato” per 20 metri da solo, senza alcun testimone, dal quinto piano dell’hotel da Vinci, nella periferia nord del capoluogo lombardo, all’alba del 10 maggio scorso. È la ricostruzione degli investigatori rilanciata dalle agenzie di stampa a quasi sei settimane dalla tragedia.
Accertamenti investigativi e analisi scientifiche: il lavoro non è completato ma, stando alle indiscrezioni, incrociando i risultati sarebbe stata esclusa la presenza di qualcuno durante la caduta del ragazzo che si trovava in visita di studio in occasione dell’Expo con la classe quinta E (la sua) e la classe quinta F del liceo scientifico Nievo. Tanto dai verbali degli interrogatori dei compagni (in particolare quelli con i quali condivideva la stanza in hotel) come dei tre docenti accompagnatori, non sarebbe emerso alcunché: nessuno ha udito (e ovviamente visto) Domenico mentre stava vicino alla finestra “del volo mortale”. E nessun altro ospite dell'albergo (estraneo alla comitiva padovana) avrebbe sentito urla o confusione provenire dal corridoio nelle prime ore del mattino. Domenico Maurantonio sarebbe morto intorno alle 5.30: lo si desume dai quantitativi di alcol trovati nel suo organismo, come scritto nel primo rapporto firmato dai superconsulenti nominati dalla procura di Milano (il genetista Marzio Capra, il medico legale Giulio Federico Giovanetti e il tossicologo Luca Enrico Sironi).
Nelle urine il quantitativo di alcol era pari a 1,35 grammi, nell'encefalo era a 0,93, nello stomaco era il triplo pari a 3,27 grammi: nel momento del decesso l'alcol si stava distribuendo nell'organismo e non era ancora stato del tutto assorbito. Significa che l'ultimo bicchiere era stato bevuto da poco. Ecco la circostanza che ha fatto coltivare agli inquirenti dubbi sulla presenza di qualcuno nell’istante in cui si è consumato il dramma. Tuttavia quei dati svelano pure un’altra “lettura”. Lo studente sarebbe precipitato in silenzio, con una traiettoria rasente la finestra compatibile con una situazione di alterazione psicofisica causata dallo stato di “ebbrezza accentuato”, espressione indicata sempre nel rapporto dei consulenti.
C’è attesa per il completamento delle analisi genetiche visto che i prelievi sotto le unghie di Domenico hanno “offerto” un profilo genetico diverso da quello del ragazzo. Ma va tenuto conto che il liceale era stato in stretto contatto con i compagni, si era trasferito dalla camera a lui assegnata (la 533 vicino alla finestra della morte) alla stanza 516, lungo il corridoio opposto, nella quale gli ospiti erano diventati quattro. Il 19enne avrebbe dormito nel letto matrimoniale (di formato molto grande) tra due amici. Quindi è inevitabile che tracce genetiche di altri siano rilevabili sul suo corpo. Da concludere ulteriori analisi tossicologiche: quelle finora svolte hanno escluso l’assunzione di sostanze stupefacenti e dei principali componenti di lassativi in commercio. Domenico aveva bevuto e fumato, niente altro: oltre all’alcol, tracce di un metabolita della nicotina. I rilievi della Squadra mobile milanese nell’hotel farebbero propendere per una caduta a "a piombo", ovvero rasente il muro che è stato sporcato con tracce di feci. La scena in cui è avvenuta la morte potrà essere disegnata con precisione quando tutti gli approfondimenti saranno disponibili per stabilire l’esatto percorso del giovane e il punto della “caduta”. Resta da capire se Domenico sia salito, dall’interno, sul davanzale della finestra, in piedi oppure seduto. O, ancora, se sia rimasto “chiuso” all’esterno nel pianerottolo della scala antincendio (collegata al corridoio del piano) e abbia tentato di rientrare lungo un cornicione del muro perimetrale che conduce al davanzale della finestra. Altri due elementi sono stati vagliati dagli inquirenti coordinati dal procuratore aggiunto Alberto Nobili e dalla pm Giancarla Serafini, titolari dell’inchiesta. La notte tra il 9 e il 10 maggio Domenico aveva avuto una serie di scambi di messaggi con la fidanzata. L’indomani, invece, il papà aveva inviato 3 sms per invitare il figlio a fare gli auguri alla madre. Beffa del destino: il giorno della tragedia, era la festa della mamma.
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