Eccesso di difesa: «È stato ucciso mentre scappava» / Sondaggio

Per il giudice: Ursu non ha aggredito il tabaccaio, che ha voluto impedire che il ladro fuggisse
Franco Birolo nella sua tabaccheria a Correzzola: ha ucciso un ladro ed è stato condannato
Franco Birolo nella sua tabaccheria a Correzzola: ha ucciso un ladro ed è stato condannato

CORREZZOLA. «Le risultanze ricostruttive escludono l’ipotesi della legittima difesa (se non putativa) indicando che, quando Ursu fu attinto dal colpo letale, egli si trovava nei pressi dell’uscita della tabaccheria, in procinto di uscire e in atteggiamento di fuga, sulla porta, o nella parte esterna adiacente la porta... Nemmeno la consulenza della difesa indica una differente dinamica del fatto... evidentemente condivisa, ma si limita a far leva sulle condizioni emozionali in cui versava Birolo al momento dello sparo, supponendone un “sequestro emotivo”».

Nessun dubbio che il colpo sia stato esploso dentro la tabaccheria. Per il giudice va esclusa anche «la scriminate delle legittima difesa... sotto il profilo putativo (si verifica quando un soggetto reagisce e si difende, supponendo in maniera errata di essere esposto a un pericolo ma ci sono dei fatti concreti che giustificano quella errata percezione). Il motivo? L’«assenza di aggressione ai danni della persona...». E ricorda la sentenza della Cassazione secondo la quale «“non ogni pericolo che si concretizza nell’ambito del domicilio giustifica la reazione difensiva”... Di conseguenza la reazione a difesa dei beni è legittima solo quando... sussista un pericolo attuale per l’incolumità fisica dell’aggredito o di altri».Nel caso in concreto, «il pericolo per l’incolumità fisica di Birolo o dei familiari era escluso dalla fuga dei malviventi, uno dei quali è stato peraltro fermato e legato proprio dall’imputato per essere consegnato alle forze dell’ordine. Nessuna aggressione risulta mai essere stata posta in essere, tantomeno dall’Ursu, nemmeno nelle strette contingenze in cui fu attinto dallo sparo».

La consulenza balistica. E a questo punto il giudice cita la ricostruzione del consulente balistico della procura, Marco Piovan: «La ricostruzione peritale è del tutto esaustiva e sconfessa la versione difensiva: se l’Ursu avesse posto in essere un’aggressione nei confronti di Birolo di sorpresa, visto che lo stesso ha dichiarato di non essersi accorto della sua presenza, nello spazio ristretto in cui si sono svolti i fatti, quest’ultimo non avrebbe potuto sottrarsi all’aggressore, schivandolo in arretramento, prima di sparare il colpo. La posizione della vittima, adiacente alla porta o subito all’esterno del locale, indicativa della fuga».

Nessuna aggressione. Poi mortalmente ferito Ursu ha percorso 30 metri prima di accasciarsi sulla strada colpito da un proiettile (esploso da una Glock modello 19 calibro 9x21 IMI) entrato nell’ascella destra dal basso verso l’alto. Colpito rileva il giudice mentre «si trovava di lato e non rivolto verso Birolo come sarebbe stato se si fosse trovato in procinto di aggredirlo». Il giudice cita la ricostruzione del medico legale, il dottor Claudio Rago, che eseguì l’autopsia: «Il dottor Rago evidenzia come la persona offesa (Ursu) si presentasse con le braccia retro-ante poste e non, come suggestivamente proposto dalla difesa, alzate a aggredire Birolo». E ancora dalla relazione del consulente balistico Piovan non emerge che Ursu - come ipotizzato dalla difesa – stesse scagliando il registratore di cassa contro il tabaccaio: i cassetti sono stati trovati nel locale, il resto all’esterno. Per il giudice «la ricostruzione operata esclude che vi fosse un’aggressione in atto ai danni di Birolo e colloca Ursu in stato di fuga... È probabile che l’imputato abbia sparato per evitare la sottrazione del registratore di cassa o comunque per assicurarsi il sottrattore prima che fuggisse».

Birolo avrebbe potuto fare altro. E invece «avrebbe potuto... fermarsi sui gradini pronto a evitare le conseguenze peggiori per la famiglia... viceversa scese le scale a evidente difesa dei beni di sua proprietà. Scelta legittima, ma che avrebbe potuto determinare l’esposizione a aggressione personale fino ad allora nemmeno paventata». Birolo dopo lo sparo mortale non si placa: «L’imputato, incurante delle possibili conseguenze occorse a Ursu, si diresse verso Neagu, riservandogli un trattamento (legato con lo scotch e incappucciato sul viso brandendo l’arma) che richiede volontà e fermezza certo non comuni». (c.g.)

 

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