Eva, la donna di Carlotto e Videtta prende il testimone da Ksenia

Dopo “Ksenia” ecco che arriva “Eva” (Einaudi Stile Libero, pp.188, 15 euro). Massimo Carlotto e Marco Videtta sono da ieri in libreria con il secondo capitolo di “Le Vendicatrici”, a poco più di un...
Di Nicolò Menniti-ippolito

Dopo “Ksenia” ecco che arriva “Eva” (Einaudi Stile Libero, pp.188, 15 euro). Massimo Carlotto e Marco Videtta sono da ieri in libreria con il secondo capitolo di “Le Vendicatrici”, a poco più di un mese dalla prima uscita. «L’idea» dice Massimo Carlotto «mi è nata tre anni fa, provando a capire come si stava modificando il gusto dei lettori. La vecchia serialità del giallo, quella per cui esce un libro all’anno con lo stesso protagonista è ormai superata, anche in televisione si sta imponendo un modello nuovo, fatto di cicli brevi e chiusi, più veloci, perché nessuno è più disposto ad aspettare tanto per ritrovare i protagonisti di una storia». Ecco dunque “Le vendicatrici”, un serial letterario fatto di quattro romanzi in cui le protagoniste sono sempre le stesse quattro donne, alle prese con il crimine in una Roma corrotta e contemporanea. Il primo volume della serie “Ksenia” ha rapidamente conquistato un buon posto in classifica, ma l’attesa è tutta per questo secondo volume; per capire se è in grado di bissarne il successo a distanza così ravvicinata. «Quando ho proposto alla Einaudi questo modello di pubblicazione, hanno esitato un attimo, poi hanno accettato, curiosi di capire se avrebbe funzionato o meno. E da quel che so anche le altre case editrici sono alla finestra per vedere se funziona oppure no». Ci voleva -insomma- qualcuno che rischiasse e Carlotto ha deciso di provarci lui. «Questi quattro personaggi non torneranno più» conferma «nascono e muoiono con questi quattro romanzi, il difficile è stato scrivere quattro storie, che fossero leggibili in due modi diversi: come romanzi autonomi e come puntate di un unico romanzo; ed in più stando attenti a non obbligare il lettore a scegliere un ordine obbligatorio». Gran lavoro di sceneggiatura dunque, per governare una scrittura contemporanea di romanzi tra loro intrecciati. «All’inizio» ammette Carlotto «sbagliavamo spesso, perché mettevamo gli eventi nel romanzo sbagliato, ma spostando le cose e prendendo la mano abbiamo raggiunto l’obiettivo. Abbiamo saggiato il tutto, dando in lettura i romanzi separatamente e ora funziona». C’è poi la scelta di raccontare dalla parte delle donne, cosa non frequentissima per scrittori maschi. «Videtta» aggiunge Carlotto «dice che abbiamo dato voce alla nostra parte femminile. In realtà per me non è la prima volta, anche in “Niente più niente al mondo” avevo raccontato con la voce di una donna. In questo caso abbiamo scelto le donne perché volevamo raccontare come la crisi abbia cambiato anche i rapporti fra i sessi, rendendo inevitabilmente più debole chi era già in posizione svantaggiata». E quindi non solo donne, ma anche donne straniere, come sono due delle protagoniste, omosessuali, ed anche soggette al potere degli strozzini e di un potere via via più forte. «Abbiamo ambientato i quattro romanzi» dice lo scrittore padovano «in un solo quartiere, che fosse però capace di fotografare livelli sociali diversi, dalla prostituzione fino all’incrocio di interessi tra politica, costruttori, criminalità organizzata, tutto quello che sta emergendo tra l’altro in questi mesi, ma che era già largamente noto, tanto che noi lo raccontiamo anche se mascherando nomi e cognomi». Ed anche il genere non è più solo il noir. «No» dice Carlotto «non credo più nei generi puri. Il prossimo libro, il terzo, sarà però un noir quasi puro, e dovrebbe uscire a luglio. Il quarto, a settembre, sarà però di nuovo il frutto di una contaminazione, perché sono convinto che sia questa ormai la strada da battere».

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